In America lo sai che i coccodrilli vengon fuori dalla doccia?
E che le informazioni meteo sono prese pari pari dalla Bibbia?
Samuele Bersani
«A puntare sugli uomini, si perde sempre!» urlava il vecchio all’angolo fra l’ottava e la nona strada. Nero di pelle, bianco di barba, una campana in mano che di tanto in tanto agitava, una consumata bibbia fra i piedi; denti marci, voce ammonitrice, e una donna ferma ad ascoltarlo che si batteva mano su petto, bellissima e scalza. Ipnotizzata ascoltava le assurde frasi. Muta, lo fissava. Pensai: È sprecata, ma non mi mossi. Aspettavo che la seduta si sciogliesse, che l’uomo smettesse di urlare e lei di ascoltarlo, che uno dei due cambiasse registro, che arrivasse un poliziotto a chiedergli conto di quella scena caravaggesca. Nulla. Un brivido ora, che segue pensiero. Le mie pupille dilatate da bellezza di donna, e le orecchie piene di frasi apocalittiche. A poca distanza da me, fra gente che sfila indifferente, auto in colonna e grattacieli che guardano il culo alle stelle, c’è un San Giovanni nero che predica e una Madonna in ascolto. Lui, infagottato e borioso. Lei, bionda, minuta, in vestito da sera. Dovrei pregare con loro? Inginocchiarmi? O seguire la donna e capirla, sedurla, amarla come da manuale? E se fossero due imbroglioni che adescano credenti strombazzando il vecchio testamento e sperando nella commozione di un uomo che ama l’arte? No, no, non c’è recita, la donna è una rosa d’estate, l’ultima.«È severamente proibito pensare!», ammonisce ora il nero. Chissà quante volte ha letto la bibbia e dormito in chiesa, mi domando senza distogliere lo sguardo, dalla donna, la mia. È se fosse solo una sciatta puttana? Una delle tante di questa città, che ha avuto una cattiva notte e si consola ascoltando un profeta di strada? Non può essere. Sul suo viso non c’è traccia di malizia, o almeno non riesco a scorgerne. Immacolata visione. Celeste incanto. Le comprerò eleganti scarpe rosse e lei tornerà a percorrere queste strade con la testa alta e il viso sorridente. Certo, prima mi farò raccontare tutto: come è finita scalza e perché si batteva il petto, o forse no, potrebbero venir fuori storie che mi farebbero dimenticare la sua bellezza, compromettendo il nostro rapporto. Non le chiederò nulla, suonerò il mio piano per lei, anzi, da ora la mia musica sarà solo per lei, niente tournée e concerti, ci sarà una unica orchestra che parte da me e finisce con lei. Avrà valigie di coralli e anche la luce del sole in tasca se la chiederà. Non le farò mancare niente appena i suoi occhi si poseranno sui miei. Perdonerò il suo passato con un bacio, si fa presto, tutto, quando si è innamorati, lo dicono anche le canzoni, e io ne conosco più d’un milione. Lode a questa giornata cieloblu.
La mia Marilyn ha smesso di battersi il petto. Potrei andare lì e prenderla in braccio togliendo i suoi piedi da questa strada, capirebbe? Oppure tesoro addio e dominegloria con voce di profeta. Potrei arrivarle addosso e chinandomi afferrare la sua gonna chiedendo umilmente udienza (canticchiando?), no, non siamo in un musical e poi non riuscirei a guardarla in faccia. E se fosse pazza, o anche ubriaca, magari sposata, ladra, ingannatrice, con quegli occhi potrebbe tutto, cosa direbbero i giornali? Non vorrei finire come quel trombettista che scese dalla nave in un porto africano perse la testa per la figlia del re, suonò tutta notte e alla fine fu divorato dalla famiglia di lei. Bisogna stare in guardia. Riflettere. Approfittare dei suoi peccati e confidare nella voce del profeta, che non smetta d’inveire contro la terra e di cantare il cielo, e poi devo aggiustarmi il colletto, guardarmi in uno specchio, essere sicuro di stupire. Mi farò coraggio e la raggiungerò, me ne starò ad ascoltare il profeta e mi batterò il petto o anche no, lei penserà che ho qualcosa da scontare e mi domanderà il perché. Sto facendo un putiferio, rischio di farmi tornare l’asma con l’ansia, non posso permettermelo, devo fare ordine in testa, azioni semplici, una sola idea: averla.
«La benedizione di Dio e della Vergine su di voi». Il profeta è alla fine della sua giornata di predica, o forse del suo tempo in questo angolo di strada, devo muovermi e raggiungerla ora, ora, si guardano. Il nero ha visto la bionda. Giovanni, la Madonna. Il profeta, la creatura scalza. Lui allunga le sue lerce mani verso lei. È la fine. Mi muovo, ma lei è molto più veloce di me, tira fuori un coltello e lo pianta nel petto del profeta. Voi che ascoltate la voce di Dio, dimenticate la vendetta degli uomini. No, non può la mia donna aver detto queste parole né commesso un omicidio, ho immaginato tutto, il sogno e l’incubo, la bella e il nero, e non scappa, guarda morire l’uomo e Voi che ascoltate tutto, pregate per i suoi peccati, provate a perdonarlo, io non ce l’ho fatta. Sono al suo fianco, l’abbraccio e lei si volta. Le dico: Andiamo, e come in sonno mi segue. Capite? Le sue labbra hanno detto Sì. Corriamo lungo la nona, abito a due isolati. Nessuno ci segue, la gente ha visto ma non è intervenuta, ci sarà tempo per l’interpretazione del sogno. In fondo era solo un clochard, dirà il sindaco, qualcuno si indignerà, la tv ne parlerà in due forse tre edizioni, poi il pallore dei giorni normali rimetterà le cose a posto, io custodirò il mio desiderio e questo segreto, odio e amore, non sono altro che parole, quello che conta è la mano che stringo, il corpo che mi segue, gli occhi che sebbene spaventati mi guardano e non smettono. Corro e non penso a nulla, se non alla sua voce sospirosa. Siamo arrivati. Porta, ascensore, porta, casa. Salvi. Mi volto e la prima cosa che noto sono le due conchiglie appese alle orecchie che dondolano sul collo bianconeve, i suoi capelli troppo corti e la sua piccola adorabile bocca che sporge leggermente. Non parla, non mi domanda perché l’ho fatto, niente grazie, ma trema, il mio amore assassino, trema e non dice: voglio. La porto al divano, la invito a sedersi e lei con grazia lo fa. Potrei suonare, ma sarebbe uno sfoggio d’ego, inutile, oppure no, potrei tranquillizzarla, una canzone a tema? No, bastano poche note per piangere. Già vedo il tremulo rossore sul suo viso. Amore non dura, senti vado. Guardarla ammirato, Servirebbe? Come ti chiami? Un classico. Silenzio. Testa che si volta, occhi che vengono a pescarmi, poi la risposta: Norma. Dovrei rispondere: Bellini, l’italiano. Siamo fatti l’uno per l’altro. Invece, no, nessuna presunzione, conoscenze zero. Io Hikaro, e vivo qui. Silenzio. Occhi chiusi. Oddio vorrà mica andar via? Devo chiederle perché o solo che facciamo ora, Ne hai idea? È tutto vero quello che ho visto? Sì. Diretto, senza pause. Perché lo hai fatto? Non ora. Ok, me lo dirà, non è scontrosa. Hai un piano? Lo avevo, poi sei arrivato tu.
Dalla mia finestra si vede il parco della città, e oltre anche l’oceano. Norma da un po’ fissa qualcosa fra il verde nei pressi del lago, non oso chiedere. Sono seduto al piano ma non riesco a trovare una melodia che non risulti ruffiana. Ci siamo detti poco. Abbiamo un omicidio alle spalle e forse qualcuno che ci sta descrivendo davanti a un nugolo di poliziotti. Lei alla finestra, io al piano, che fare? Dovrei forse dirle una serie di frasi scontate che la invitano ad azioni pratiche tipo: Hai fame Ti vuoi lavare Cambiare Ascoltiamo la tv Capiamo cosa fare o Ce ne stiamo in silenzio finché morte non ci separi? Oppure raggiungerla abbracciarla come dopo il colpo al profeta e baciarla, non è facendo una azione materiale che coinvolge il corpo e lascia libera la mente che si reagisce ai lutti? L’ho letto, sto inventando ora? Dovrei forse stringerla e provarci, allungare le mani sul suo seno e baciarla sul collo farle sentire tutto l’amore del mondo e compagniabella, altro che musica. Risulterei uno squallido materialista e lei voltandosi mi guarderebbe come nessuno vorrebbe mai da una donna e se ne andrebbe lasciandomi la porta aperta, finendo nella mani della polizia e in una cella per trent’anni o sulla sedia elettrica, e io avrò ancora una volta sprecato la mia vita per irruenza. Meglio rimanere seduto, sbagliare musica, piuttosto che risultare un incollacazzo qualunque. E se invece provassi a dirle che me la porto in un lato del cuore da sempre? E che io me ne starei anche anni a guardare la mia regina degli angeli, qui, chino sul piano muto con lei voltata e persa in chissà cosa, ci sarebbe da ridere a vedere sta donna bella e scalza, con una gonna logora e il più bel collo visto, e dietro, lontano, paralizzato, un uomo trafitto, dalla sua apparizione, chiuso nell’angolo dalla malia leggera di una cartolina divenuta realtà, di un desiderio che ha preso forma, inchiostro violetto, stanza bianca, donna, uomo, male che incombe, e fuori un cielo che sta per essere conquistato dal crepuscolo e dalle sue ombre. Si volta, mi viene incontro, dice: Mi lavo. Io nulla. Avresti qualcosa da prestarmi? Annuisco. Lei si spoglia mentre cammina, lascia il vestito in corridoio e la porta aperta. Questa è poesia. La più bella delle fanciulle nella mia doccia, il suo profumo di rosa per la casa, viene voglia di scrivere sui muri, di suonare a gloria, oppure di entrare con lei nella doccia. Tipo Scusa ti serve il sapone? Oppure in silenzio, Sì, certo, mi spoglio seguendo il suo esempio, e se mi rifiuta posso sempre dire: È stato un incidente.
La schiuma mi ha avvolto, il vapore anche, lei mi ha baciato. Al primo bacio la sua lingua fischia con la mia. Le labbra leggere ora sembrano quelle di una mulatta, mi stanno addosso, cantando Addio innocenza. Io, occhi ridenti, ho cercato di rovesciarle in faccia i complimenti pensati, ma lei ha preferito zittirmi, e alle mie domanda mi ha stretto più forte a sé, poi con un esile grido mi ha accolto.
La questione più grande di tutte era risolta nel migliore dei modi. Ora dorme sul divano. Ho ordinato la pizza, fra poco il fattorino sarà qui. Abbiamo ancora troppi segreti fra di noi e quello più grande non ci permette di uscire. È un peccato dover rinunciare all’influsso della sera e ai suoi doni. Per quanto sconfinata sia questa città, noi abbiamo un mondo piccolo intorno pronto a condannarci, e dobbiamo sperare che nessuno di quelli che c’hanno visto abbia l’ambizione di starsene ore seduto in compagnia della polizia. La tv ha dato la notizia come mi aspettavo, gli accenni a noi sono vaghi per ora, ma potrebbe essere una trappola, speriamo che quell’angolo di strada non sia di quelli con la telecamera, che domani siamo in cinemascope e buonanotte. Sono stato uno sciocco, forse, ma era tutta la vita che aspettavo un giorno simile, il prezzo da pagare è alto, Ok, pago, niente sconto, niente domande, fuggo, mento, lascio tutto, chissenefrega, posso cambiare nome, città, stato. E posso dire addio a questa casa e alla sua vista, a questo pianoforte e alle sue note, avrò sempre con me la musica più bella del mondo, questa donna che dorme d’incanto sul mio divano nero. Siamo in un quadro, io e lei. Amanti: Titolo. Amen, il resto.
bellissimo… mi ha fatto sognare… questa mattinata era partita male ma ora… grazie marco!