Una palla rossa che rimbalza sul cemento. Tum. Due saltelli e poi dritta in cielo. Ricade morbida nel canestro. Stump. Le stesse mani che l’hanno lanciata la raccolgono mentre scivola via. Rocco è felice. Esorcizza i tiri con un ritornello. Una scemenza che gli ronza in testa. Canta e lancia. I suoi amici sono in ritardo. Ma lui oggi ha la chiave per andare avanti. Aspettare. Scavalcare il pomeriggio. La palla che prende le linee giuste. Canestro. Stump. Tum. Tum. Rimbalza. Palleggia. Mani. Campo. Mani. Canestro. Stump. Mani. Una volta sola e la chiamo Lola se non cola vola. Una volta sola e la chiamo Lola se non cola vola. Una scemenza. Ma gira, in testa, ronza. Avvolge. Gomma da masticare. Gnam gnam. Una volta sola e la chiamo Lola se non cola vola.
«Cazzo dici?».
«Niente. Una scemenza. Ce ne avete messo di tempo».
«Siamo stati in giro».
«A fare che?».
«Vieni appresso a noi».
Rocco preceduto dalla palla che gli rimbalza davanti gli va incontro. Su un lato del campo due ragazzini. Nervosi si guardano intorno: «Vulisse venì c’a palla?».
«Certo che no. La lancio sul balcone appena passiamo sotto casa».
«Nun passammo p’ ’o quartiere».
«E dove andiamo?».
«Allo zoo».
«A fare che?».
«A ’rrubbà ’na tigre».
«Ma scherzi?». Continua a leggere