Una delle prime spedizioni-progetto del dottor Marcus fu nel Gabon, dove, per conto del Governo, lui e la sua equipe, studiarono la minoranza Naruk*: tribù di guerrieri e pastori e la loro passione per i tessuti. Veneravano un Dio di lino, che ogni mattina difendevano dagli insetti. E quando il sole calava, si abbracciavano. Ogni attività era vissuta come una missione e per salutarsi si fiutavano. Nella modalità di battaglia e davanti alle minacce animali si affidavano al tessuto, e invece del cielo pregavano la terra, dalla quale vedevano nascere tutto. L’impressione era che si muovessero in disaccordo con il paesaggio che li ospitava, sembravano non appartenere a niente, anche se si intuiva la loro fame di conquista. Tutti portavano un chiodo d’argento al collo per le incisioni e i tagli, e avevano sviluppato un sistema poetico basato sulla composizione di pietre e ombre a seconda del movimento del sole, che gli anziani insegnavano ai bambini. Il dottor Marcus notò una discrepanza tra l’avanzamento nella concezione del tessuto e la totale mancanza di una tecnica legata al tempo atmosferico, anche se le cerimonie per i morti in battaglia o a caccia avevano un coro di fluttuazioni sentimentali da far invidia a quelli dell’antica Grecia. I Naruk oscillavano tra intuizioni di raffinatezza avanzata mescolate a pozzi di arretratezza pazzeschi. In loro niente era medio, e anche il metodo della commutazione da materia a tessuto che praticavano a secco era di una perizia che stupiva, i cinesi sarebbero impazziti per la tecnica adoperata. La combinazione di forme e capacità senza la correlazione di acque, che poi generava il malloppo, era pura magia. E non avevano nessuna forma di esibizione, per assistere al processo, Marcus e i suoi, aspettarono una intera stagione. E non solo videro quello ma anche la cattura degli uccelli con le coperte e la cerimonia rossa sulla collina, con i sacrifici e lo spargimento di sangue sulle schiene. I Naruk erano convinti che a furia di spargersi sangue d’uccelli sulla schiena sarebbero cresciute loro delle ali, e che avrebbero dominato il continente africano dall’alto. Marcus ripartì lasciandogli l’illusione.
*Dal controllo raggiunto, anche sul linguaggio della tribù, da parte del dottor Marcus, Naruk è una parola composta, che significa: “uomini che inseguono il cielo”. Dove “N” sta per uomo [ma in matematica è usata per identificare: un numero intero spec. indefinito. E anche come lettera per identificare il neutrone: particella elementare elettricamente neutra di dimensioni subatomiche che, insieme al protone, costituisce il nucleo dell’atomo (simb. 3n)]. La lettera “A” è il suffisso che si usa per il plurale di ogni parola come per l’inglese la esse. “Ru” è il verbo che ha molte azioni in sé: inseguire, correre, cacciare [si noti ancora una volta come la radice “ru” sia contenuta nel verbo inglese run]. E infine “K” che sta per cielo [curiosa anche questa coincidenza tra la consonante per noi, parola per i Naruk, e la lettera usata come unità di misura: Km, Kg, e anche scientificamente identificata come una costante].
Image Italo Scelza