Archivio mensile:giugno 2012

The Ulsan Show

Ulsan non è una città, è un mondo, quello della Hyundai. Dove il confine di appartenenza è talmente labile che provoca una situazione surreale. Qualcosa che sta dalle parti del Truman Show, ma al posto delle telecamere c’è la grande impresa coreana. Ogni strada o piazza nella città di Truman, Seahaven, aveva il nome di un attore; qui ogni cosa appartiene o viene fabbricata dalla Hyundai Heavy Industries (HHI). Nata come impresa di costruzione edili ha poi esteso il suo dominio come impresa navale, ferroviaria, automobilistica, elettronica, finanziaria. Continua a leggere

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italiagermaniaquattroatre – rebirth of cool

Quando vidi le lacrime segnare il volto fiero e buono, ascetico e virile di Giacinto Facchetti, dissi ai miei vicini: è cominciato il nostro secondo risorgimento. Non a caso i calciatori ora intonavano l’inno di Mameli a gola spiegata, soverchiando gli squilli della fanfara dei messicani scornacchiati e pesti. Io ripensavo a Mameli, al suo eroismo e poi all’eroismo nuovo, di questa eletta schiera, fratelli nostri due volte, che si cingevano la testa dell’elmo di Scipio. Continua a leggere

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Walking the Basilicata

«Sono fuori servizio, e non è di mia competenza», comincia così il mio viaggio, con la reticenza del Sud e i suoi rifiuti di responsabilità. A rispondermi è una donna incrocio tra Rosi Bindi e Susanna Tamaro, camicia azzurra e la scritta Fs sul seno, una mano che gioca con la obliteratrice e l’altra attaccata come una protesi al cellulare. Le porte del treno che da Napoli mi porta a Maratea non si sono aperte. Per cinque vagoni ho provato invano, poi siamo ripartiti. E mi sono messo in cerca del capotreno che non si trova. Dribblo fumatori da corridoio, mamme apprensive al telefono, bimbi che giocano davanti a bagni, ragazze tirate a lucido per la spiaggia. Il sogno del treno è Scalea, la meta, l’Eldorado, il resto non esiste, e se c’è non conta. Continua a leggere

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Suicide girl

Bevono birre e sogni, mostrano tatuaggi, capelli colorati, trucco marcato, dreadlock e almeno un piercing. Qualcuna canta e vuole diventare famosa, altre si accontentano di spogliarsi a tema e di essere l’idolo sommerso e alternativo per un pugno di adolescenti che guardano oltre la tv e il suo verbo imperante. Giocano a non essere inquadrate ma finiscono a mangiare da McDonald’s, e se insisti, scavi, a sud delle trasgressioni, le trovi. Se vai oltre l’aspetto, per qualcuna il linguaggio, vedi ragazze normali che, spogliandosi, si sono vestite di carattere, da nude hanno trovando il mondo che mancava per farle sentire in corsa. Continua a leggere

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America a pezzi

Dici Sigonella, pensi Craxi, ti perdi l’oceano. E un mucchio di umanità. Perché oltre il filo spinato, i ventilatori grandi motori d’aerei, il Tyson allegro in mimetica che la targhetta al petto chiama soldato Johnson, un Beckham intellettuale che porta scritto sopra cuore:  soldato Iraft,  il carabiniere: baffi, noia e paletta, sudato, sotto un cartello che racconta gli incidenti stradali di mese, settimana e giorno, con cause, numero feriti e morti; c’è la Nas (Naval Air Station) di Sigonella: Truman show, Disneyland e America beauty in divisa. Continua a leggere

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