Un patriarca da famiglia contadina: una sola parola, una sola faccia, un solo sguardo, intorno il silenzio. Enzo Bearzot, sergente del calcio passato per il Carso, schivo come Ermanno Olmi, imponente e lapidario come Rigoni Stern. Un difensore, un allenatore, timido, ruvido, che badava al sodo, che faceva del rispetto dell’altro – prima della vittoria – una religione. Il naso schiacciato da pugile, la pipa di sbieco, l’aria di chi non vede l’ora di andarsene, il maglione a girocollo da cantautore francese avvitato attorno al suo fisico da chiodo. Era stato con Rocco, piaceva a Brera e Pertini, aveva inventato Cabrini, resuscitato Paolo Rossi, fatto da padre a Bergomi e Conti, aveva portato l’osteria su un DC9 e nella notte di Madrid. Spiritoso, distaccato, burbero, mai cialtrone, mai fuori posto in quei due stati bugiardi che sono vittoria e sconfitta. Continua a leggere →