Rimbaud a New York

BressonPoundSMAlla fine mi son fatto la mia tv: “Stanza Pound”, giro nudo per casa leggendo Pound (appunto) a qualche milione di utenti americani, a volte leggo cose mie e dico che sono di Ezra Pound, a volte leggo cose di altri e dico che sono mie, loro ascoltano, e commentano, io penso di aver creato il nuovo vero romanzo americano. In presa diretta. Dopo un anno di grandi numeri sul mio sito, sono arrivate le pubblicità, una nuova casa, e le richieste di postare le mie  videopagine sulla colonna destra dei loro web giornali. Tutto ha un prezzo, e loro sono disposti a pagare per quello che non hanno compreso. Eppure era facile bastava leggere Dickens, Carver o forse Richard Ford e capire che è “il quotidiano” quello che la gente vuole capire, “la normalità” il vero mistero, certo, servono: ironia, invenzioni e giusto montaggio, meglio se come base si usa l’insolito, senza mediazioni, da marine. Questa non è vanità – come hanno scritto – perché qui l’errore è ciò che non si è fatto. Se poi ti spogli, fino a rendere normale ogni atto, allora il gioco raggiunge cifre impensabili, il vero scandalo rimane il corpo anche per quelli più aperti: corpo+quotidiano+poesia uguale grandi numeri. Ho pensato a Pound perché è molto più trasgressivo di Palahniuk e Bukowski, dopo un lungo ballottaggio con Hunter Stockton Thompson, che però era già passato per le mani di quel fighetto di Johnny Depp (che cosa penso di lui lo sa bene, ne ho parlato durante una scarica di diarrea, provate a guardare il numero di visioni e i commenti, «Johnny sei finito»), poi ho sostituito al suo Confucio la mia confusione. Ho aggiunto qualche amica con tette e culo al vento scopata fino allo sfinimento ed è venuto fuori il primo videoromanzoreality. Giorno dopo giorno ho ricostruito la vita di quelli che sono giovani oggi negli Stati Uniti. La poesia della mia pancia, i giochi che faccio ruotando velocemente il mio cazzo o le capriole sul letto dopo aver letto un passo di Pound ruttando, hanno portato persino Barack Obama a collegarsi, magari Michelle s’è anche eccitata (lei è un mio sogno, l’ho detto nella giornata di denigrazione di Toni Morrison, sì, le giornate di denigrazione degli autori fighetti sono i miei giorni di festa, consideratemi un assassino dei giorni di festa come diceva Denevi o forse Borges, no, no, era Tomas Eloy Martinez). Adesso mi han detto ti diamo tre milioni di dollari scrivi quello che ti pare, gli ho risposto: non avete compreso il messaggio, io non posso scrivere un libro al massimo posso girarlo, sono la dimostrazione vivente (numeri di accesso al mio sito alle spalle) che la parola senza immagine in movimento ha perso, mica sono uno di quegli sfigati alla Franzen che mettono le Volvo nei loro romanzi per indicare la posizione radical del personaggio, io sono altro, sono il nuovo, sono Rimbaud a New York, il giovane Holden col cazzo in mostra, sono il primo scrittore che va oltre, sono un caso, sono il vincitore di una lotteria mondiale che vi ha spaccato il culo e sorpreso più di uno Shuttle, ho portato la vita americana senza finzione nelle vite degli altri. Capisco che per voi ritardati della pagina scritta fermi all’editoriale del NYTimes ci sia bisogno di un passaggio mentale ulteriore che non riuscite a fare, ma io sono fuori dal gruppo e dalle pagine, eppure sono dentro voi, sono i vostri desideri, le vostre voglie e soprattutto il coraggio che vi manca, sono il primo scrittore rivoluzionario senza ideologia, perché a giudicarmi per la scelta di Pound andate a sbattere, lui è solo il mezzo, è un taxi che mi è servito per salire sull’Empire State Building (e no, non sono King Kong). Io sono vostro figlio, certo quello che non vorreste, ma guardandomi capirete che sono già a casa vostra, fate voi le quantità, decidete le misure, intanto ho preso il vostro divano. Qualcosa l’avete capito quando Lena Dunham è venuta a succhiarmelo, ecco lei è l’unica che riconosco come pari, il mio equivalente femminile, perché è una me senza Pound e con il mio cazzo in bocca. Nessuna burocrazia da film porno o da Campidoglio, io scopo senza preservativo, come giro senza mutande, non cito i libri che leggo, sono tutti Pound in alcune mattine, in altre è tutto mio, in altre ancora è tutto anonimo, e sono gli utenti a dover indovinare, e niente vuol dire niente, tranne che per Vonnegut che ha il suo altare nella mia camera da letto. Lui è l’unico al quale riconosco una colazione da campione, e il grado zero, quindi quello più alto, nel rovesciamento dei valori e nelle intuizioni dell’unica azione che ha un senso: la distruzione. E no, non provate a darmi del nichilista, finireste fuori pistaindianapolis o in uno sperduto paese dell’Afghanistan e ve lo dico mentre mi cucino un toast e mi guarda persino la casalinga del Texas – che oltre ad essere uno stato d’animo è anche l’unica (vera) nazione fuori dagli Usa, come diceva Steinbeck o forse Faulkner, o soltanto io dopo grandi e magnifiche fette di pancetta fritte all’alba –, è così che smaltisco gli effetti di una pessima educazione. La verità è che non mi state dietro, prima non avete guardato, non per le vostre strade ma a casa vostra e quando l’ho fatto io, mostrandovi quello che non vedevate siete andati fuori di testa, ora sono un modo di dire: «mica siamo a casa di Lenny», «ci vorrebbe Lenny», «Lenny ti direbbe che», e  compagniabella poi il mio corpo è entrato nel linguaggio: «il cazzo di Lenny», «la pancia di Lenny», «il culo di Lenny», «la cresta di Lenny» sono anche  «Elle Pound», «Elle e basta» (provate a dare una occhiata ai cessi della metropolitana di NY o anche ai vagoni, capirete il grado di importanza), «Lenny spacca» è la canzone di RZA, per non dire dei milioni di videomontaggi e delle pagine che mi riguardano, come degli studi universitari, quando ha chiamato Chomsky gli ho detto: «Cazzo vuoi?» In diretta streaming, e lui non ha fatto una piega, ma quando gli ho detto  «certo vieni a trovarmi ma devi stare in mutande», è sparito. Non hanno il senso della realtà, certo ho dovuto pagare degli uomini perché ormai casa mia è assediata, e certo non posso vivere braccato come Bin Laden e spostarmi da un buco del cazzo dell’Ohio fino all’Alaska e mandare video, perché ci sono degli sciroccati che vogliono sgozzarmi. Prima lasciavo che qualcuno entrasse che avesse i suoi cinque minuti dentro “Stanza Pound” ma ora non posso più farlo, ho aperto solo al vecchio Lawrence Ferlinghetti che ha capito la storia e mi ha detto: «passavo di qua, avevo voglia di pisciare e ti ho citofonato». Capite, perché è un genio? Mentre ridevo lui ha urinato con la porta aperta in favore di telecamera cantando «L’universo trattiene il suo respiro | C’è silenzio nell’aria | La vita pulsa ovunque | La cosa chiamata morte non esiste» e poi uscendo «di questa sorprendente vita | quaggiù e degli strani clown che la controllano». Abbiam tirato su un bel po’ di numeri, c’ho riso due giorni, mandando la sequenza di continuo, vi rendete conto l’unico che si è adeguato al linguaggio come se niente fosse era il più vecchio poeta americano vivente? E questi cazzoni che scrivono oggi non hanno capito, mi denigrano, offendono, dandomi dell’impostore, perché sono nei salotti al loro posto, solo che io ci sono senza mutande, e senza la preoccupazione che non mi diano il Pulitzer, finirà che dovranno darmelo per rassegnazione. Io non inseguo lo scandalo, io sono la normalità che loro mascherano, un camionista dell’Illinois trova scandaloso Safran Foer e le sue tirate sul cibo non il mio cazzo dritto, la sua nonna ebrea con le fisse non certo le mie abitudini a colazione, ma Oprah Winfrey, no, non può capirlo. Anche se scommetto che la porca si eccita a vedere i miei giochi, sì, sì è così. Sono cresciuto in pubblico, come solo Bret Easton Ellis, l’unico al quale si poteva chiedere di me, e ovviamente non c’hanno provato. E se a me chiedessero di lui, direi che è stronzo, ovvio. Quello che non capiscono è che io non mi sono trovato con una identità pubblica ma ne ho costruita una, avendo una forte solidità interiore. Io non sceneggio ma vivo, è questo il passaggio che ignorano, il vero romanzo è l’uomo senza la mediazione della pagina, il video restituisce al meglio questo vivere nel tempo, adesso che ci ragionano nelle università e la mia opera viene rivalutata a me è venuta a noia, sì, certo quando l’altro giorno l’ho leccata a Marina Abramović  è stato uno dei momenti più alti della poesia di questo paese, e in sottofondo c’era Slobodan Milošević che inveiva contro la Nato, interrotto dai gemiti di Marina, se non l’avete visto: fatevi del bene, andate a guardarlo. Poi ci sono i giorni che sono un portone chiuso, ma gli accessi non calano, c’è gente che rimane a guardarmi mentre mi ubriaco o me ne sto immobile sul divano, son pagine bianche e quindi specchio. La vita di molti di loro è proprio questo una pagina bianca dove per timore o molto più probabilmente per incapacità non riescono a scrivere nulla, allora ci piazzano un biglietto da un dollaro, o quello del bus, poi sono arrivato io a fargli vedere che la vita è proprio quella che ti sta seduta di fianco nel bus, e le puzzano le ascelle e i piedi, non si fa uno shampoo da giorni e ascolta Frank Sinatra se ti è andata di culo ed è una cinese. Sì, mi han detto che sono razzista, anche questa categoria vecchia, io distinguo, ognuno c’ha le sue cazzo di etichette: dai blog al Presidente degli Stati Uniti. Puoi far finta di nulla, ma stai mentendo a te stesso, le etichette restano. No, non mi sento migliore ma solo in vantaggio, io sono l’autista che ha capito quale era la strada giusta, un po’ per culo molto per coraggio, “Stanza Pound” è l’incapacità della CNN di comprendere il paese, ho solo coperto un vuoto, a furia di spiegare la vita se l’erano persa. The end of wisdom is to dream high enough to lose the dream in the seeking of it, come diceva William Faulkner o Ernest Hemingway o forse davvero io, stavolta. Erano abituati ai surfisti per capire i giovani gli è arrivato addosso Pound ed è stato un terremoto. Non erano pronti a uno che chiudeva una porta, urlava e poi si sentiva meglio, e tornava contento, che non desse importanza a chi avesse scritto qualcosa ma quanto servisse a superare un momento, è tutta questa semplicità senza artificio che sconvolge più del mio corpo, certo l’associazione carica notevolmente la cosa, come mangiare il gelato maledicendo Alice Munro una che farebbe addormentare un cocainomane, per poi citarla il giorno dopo come se fosse roba mia, con una certa soddisfazione. È la verità dei giudizi, e della azioni, tutto quello che era diventato marginale può riavere un ruolo basta dargli un taglio diverso, avevano detto che non contava nel quotidiano, che aveva una parte periferica, che era una comparsa senza candidatura all’Oscar, io ho cambiato le regole, sono le contraddizioni che invece ci accomunano, tutti, e io le apparecchio, con un certo stile. Adesso non viene più nascosto niente è questo il mio manifesto, quello che è venuto fuori è il futuro, e i ragazzi l’han capito, subito. C’era da rimanere fulminati a ritrovarsi uno che leggeva canti mentre faceva ruotare velocemente il cazzo moscio, e poi smetteva per farsi un frullato, e non si rivestiva ma si metteva a parlare di Homer Simpson come se fosse il suo migliore amico, o peggio come se fosse Don DeLillo, mescolando opinioni sue a quelle di Saroyan, Carver e Wallace, idolatrando Vonnegut, per poi finire cantando con Lady Gaga. È la scomparsa delle parti e delle bandiere, è la vittoria del dettaglio senza la copertina. È la trasformazione della verità in una banalità, dell’appartenenza in una griffe. Ieri, ero stufo, venivo da una settimana di nulla, allora mi son lasciato i baffi, e la sera c’erano 4567 commenti in favore della mia scelta. È tutto qui. Se a questo ci metto una pagina, che sia mia o no, quindi una didascalia a una azione che è normale, che ci appartiene, ecco che questa azione entra nel campo dello straordinario, e si fa emblematica, se poi dico che i miei baffi sono migliori di gran lunga di quelli di John Galliano e che il mio senso estetico è superiore: arriva il dibattito, ed ecco lo spettacolo, non resta che collegarsi, e a scelta: partecipare o starsene a guardare. Sapendo che la gioventù è incoerenza.

[questo racconto è uscito su Achab]

Photo of Henri Cartier-Bresson

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