Al fischio finale verranno pesate soltanto le lacrime, nonostante i gironi Champions e i gol. Quelle di Gonzalo Higuain, che si fanno fiume e avvolgono il San Paolo. Piange senza vergogna l’attaccante argentino, a differenza di Callejon che si maschera il viso con la maglia gialla e se ne sta in ginocchio. Higuain no, in piedi, mostra la sua faccia da Alessandro Magno, esibisce le lacrime, dopo un gran gol e una grande partita, e viene tenuto in una scena caravaggesca da massaggiatori e compagni.Che lui avvolge in singhiozzi che tutta Napoli avrebbe potuto sentire. Perché Higuain come Pericle per Atene, piange e si lega al campo, alla squadra e alla città. Mentre sfilano i visi contenti dei calciatori dell’Arsenal, mentre passa Arsene Wenger che come tutti i leader francesi è uno che cammina sempre nel futuro, mentre i napoletani escono dal San Paolo con in tasca il concetto della “bella figura”, mentre tutto questo passa e va oltre – chi agli ottavi, chi a casa –, le lacrime del calciatore scorrono. E si piantano. Non tende ma alberi, non discorsi ma gesti. Ora Gonzalo Higuain, dopo i gol pesantissimi, con le lacrime, diventa il vero leader della squadra, il condottiero che mancava. È lui, con il corpo e i suoi gesti, che permette di superare gli errori enormi di Armero, la sciatteria tattica di Džemaili, perché con un gesto apparentemente di debolezza mostra tutta la sua forza, e scavalca gli inciampi della squadra, gli inciuci e le lamentele di chi ha sempre fretta di correre avanti e si perde i dettagli, di chi vuole le vittorie come se fosse pioggia e si perde l’umanità di un ragazzo che non è certo un calciatore all’esordio. Per questo valgono doppio quelle lacrime, sono come quelle di Baresi a Pasadena, un gesto di estrema sincerità, con la differenza che queste qui sono un incipit di una storia che comincia da domani non un epilogo. E lo può fare perché segna e non piange lacrime da madre ma da figlio, lacrime post partita, non di lamento durante il gioco. Lacrime che dicono: Higuain non è solo uno bravo a liberarsi in area e a metterla in porta, no, dicono che c’è una propensione per i sentimenti senza il delirio talebano del tifo, un attaccamento al proprio lavoro e alla voglia di primeggiare che marca la diversità da tutto quello che viene dato come superficiale apparizione sul campo. Dicono anche che è uno capace di starci male – e questo spesso segna la distanza – abituati come siamo a chi deve trovarsi sempre nuovi obiettivi pur di non conoscere la sconfitta, o a chi di una sconfitta fa bandiera, come se fosse tutto sempre e comunque perduto. Piangeva Ettore, piangeva Achille e piangeva Ulisse, piangevano Menelao, Telemaco, Agamennone, Patroclo e Priamo, perché Omero era uno da radiocronaca, e le lacrime più che dolore che unisce sono forza di mostrarsi deboli, di sentire il peso senza badare alla vergogna. La somma di una azione gloriosa anche se inutile, sommata alle lacrime per aver fallito, rivelano l’eroe. Non c’è calcolo, c’è solo esplicitazione dell’essere. E all’eroe non si perdona la mediocrità perché lo accomuna agli altri, gli si chiede sempre di più, e quando tutto è stato dato, un gran gol messo a segno, non resta che guardare il lato umano e non comune che emerge, quello che con le lacrime scrive la sua biografia e riscrive quella della squadra: perché in tre anni non si era mai visto piangere Edinson Cavani. Il pianto segna la differenza. Higuain piange da uomo e da eroe sconfitto. Cavani non piangeva perché si rimetteva alla volontà di Dio, dimenticando che nel breve spazio temporale di una partita: il senso dell’utile e dell’inutile gli sono estranei.
[uscito ieri su Il Mattino]
la foto sembra davvero un quadro del Caravaggio Le due luci delle maglie di Higuain e di insigne circondate dal blu scuro delle giacche dei personaggi in primo piano le facce con barba di higua ed in particolare di Insigne che sembra davvero un personaggio di Caravaggio la testa rasata e la faccia sofferente di Mesto.
I personaggi sembrano davvero costruiti secondo gli schemi del Cacavaggio con la figura più alta (Higua) ed intorno a lui tutte le altre a scalare che sul lato destro incontrano la maglia verde che chiude e stacca.
Per quanto riguarda l’articolo poi come ti ho già detto sei diventato davvero bravo.
Insigne è il più compenetrato si vede che è napoletano sembra sostenere la Maddalena sofferente