Archivio mensile:settembre 2014

Quirino Monzoni si chiamava il mister

Layout 1Avevamo la maglia a righe e non aspettavamo gli avversari perché il nostro mister diceva che non bisogna aspettare mai niente, nemmeno il futuro. «Aspettare è una cosa da vecchi, e voi siete dei ragazzi.» A noi la storia piaceva e correvamo tanto, spaventavamo gli avversari e tenevamo sempre il pallone. Quirino Monzoni si chiamava il mister, e aveva modi spicci. Anche dolcezza, a modo suo: quando facevi il giusto ti strizzava l’occhio, ammiccava per dirti «ok, ci siamo», e ci aggiungeva anche un sorriso. Con me lo fece dopo un gol, e io, che mi ero fermato, ripresi a correre e andai ad abbracciarlo. Lui, che non si aspettava il gesto (forse era la prima volta, anzi, di sicuro era la prima volta), apparve impacciato come una foca, sembrava che non avesse le braccia. Mentre mi allontanavo mi disse: «Non lo fare più, è una cosa da checche, riprovaci e tu e la panchina diventate una sola cosa». Continua a leggere

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America meccanica

004Willets Point è tutto quello che non ti aspetti a New York, il contrario della città romantica, un posto così potrebbe piacere a Jim Jarmusch e Tom Waits, difficilmente a una coppia in viaggio di nozze. Per il sindaco Bloomberg – che prova da anni ad abbatterlo –  è «another euphemism for urban blight», per chi ha bisogno di un pezzo di ricambio: la soluzione di tutti i problemi, e non si chiede se non ci sono le fogne e le strade fanno schifo, se hai una vecchia auto e devi tirare ancora avanti con quella, Willets Point è il paradiso. Continua a leggere

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Fango, polenta e pallottole

coverLa Resistenza come un western, ecco quello che ha fatto Giulio Questi con “Uomini e comandanti” (Einaudi, pp. 190, euro 18). «La Resistenza non è stata solo Bella ciao e gli uomini non furono solo degli eroi. Accaddero cose straordinarie. Di sacrificio estremo. Ma io ho voluto raccontare il mondo che sta sotto più che quello che sta sopra». Capovolgere la storia, cambiare sguardo. Giulio Questi, sposta il tiro, non è una operazione di riscrittura, ma un cambio di prospettiva. Con una lingua asciutta, mai retorica, piena di dettagli, con molta natura e animali sullo sfondo, racconta quello che credevamo di sapere. Fango, polenta e pallottole. Racconti che non cantano imprese ma fame, che non accarezzano l’ideologia ma raccontano la paura di giorni normali: quella che stava in petto a ragazzini e uccellini, casse da morto, mitragliatrici e attentati che si rivelano imboscate. È un libro sorprendente, pieno di storie, che non lascia il tempo per annoiarsi. Continua a leggere

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I pesci di Hemingway

427648_574927775857755_1158297175_nA sessant’anni dal nobel, i nipoti di Ernest Hemingway sono andati a Cojimar, il piccolo villaggio di pescatori a un fischio dall’Avana che ispirò “Il vecchio e il mare”. Con loro c’era anche un gruppo di scienziati, convinti di poter accedere all’archivio marino di Hemingway. In vent’anni di Cuba, lo scrittore, pescò pesci di ogni tipo, annotandone i nomi e le caratteristiche in alcuni diari poi custoditi dal governo cubano, che non ha consentito la visione. Continua a leggere

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