Pannella presidente

marco-pannella_650x447Al sesto scrutinio, è stato eletto il nuovo presidente della Repubblica italiana: Marco Pannella. Un nome che ha fatto e farà discutere, per alcuni l’ultima sciagura berlusconiana – è stato il presidente Berlusconi a scegliere la soluzione Pannella per ripicca contro la candidatura Draghi imposta dall’Europa, appoggiato dal Movimento 5 stelle, civatiani e Sel  – per altri il primo vero presidente fuori dal Palazzo. Non sono mancate nemmeno le polemiche per lo stato precario della sua salute, il nuovo presidente aveva dichiarato di avere il cancro, ma aveva anche mangiato un piatto di spaghetti dopo una seduta di chemioterapia. Pannella ci ha abituato negli anni a estremismi che hanno stupito non poco gli italiani, ha avuto periodi di fortuna e altri dimenticabili, ma è innegabile la sua centralità nella storia della Repubblica italiana. Ci voleva un colpo di mano berlusconiano, l’ultimo, per avere “un presidente diverso”, è così l’hashtag scelto dalla rete affollatissima di tweet sul Marco presidente. E c’è stato subito un colpo di scena, voci raccontano di un Pannella che prima ha detto No, non mi va, e poi: Sì va bene tanto sto per morire almeno ci divertiamo un po’. Giorgio Napolitano ha accolto la nomina con molto favore, non si sa se per la fretta di andare via o per convenzione istituzionale. La prima dichiarazione ufficiale del #presidentediverso uscendo di casa è stata: «Non immaginate in che guaio vi siete messi», e poi ha sorriso chiedendo ai giornalisti che gli stavano intorno di accendergli il sigaro. Il resto è stata una festa oltre Rio e il suo carnevale, Pannella ha scelto di andare a piedi al Quirinale, impugnando un grosso fiore di cartone – la stampa si è scatenata a cercarne l’origine prima del significato che è stato declinato dai tg Sky – e per strada ha reclutato gente, generando una processione laica che si è poi sciolta in canto sulle note di Volare di Modugno. «Mimmo è un grande dimenticato di questo paese, voglio intitolargli una città, sarà uno dei miei primi atti, senza dimenticare Enzo che avrà la foto in ogni tribunale, Leonardo che diventerà obbligatorio a scuola e in tv e Pierpaolo che Francesco mi ha promesso, poco fa al telefono, di beatificare». C’è un entusiasmo strano, per Roma, e persino chi non ha votato “il presidente con le scarpe bucate” come lo ha definito –non senza disprezzo – il cardinal Tarcisio Bertone, si dice contento dell’elezione. Emma Bonino si racconta che pianga da ore e non riesca a parlare, ha cominciato durante lo scrutinio, non si sa se pianga di gioia o meno, visto che nelle prime votazioni era lei la candidata. Marco Cappato sembra Belen, passa da una telecamera all’altra e ad ogni intervista concede un fatto privato, ricorda quella volta al Raphael e l’altra a Milano, quel congresso dove nessuno ci prese in considerazione, racconta le telefonate: ha chiamato il Dalai Lama, verrà in Italia domani, Milan Kundera sarà il primo ad intervistarlo, Aung San Suu Kyi ha mandato un messaggio che leggeremo dopo, insomma, nemmeno gli interisti dopo il triplete o Emilio Fede nel 1994, bordeggiano il suo grado di piacere e la sua esibizione radicale. «Pannella raggiunge quello che gli spettava anni fa, lo fa ora tardi e male, spero che sia cosciente e viva così a lungo da poter guidare il processo riformista che la mia maggioranza ha in mente», Daniele Capezzone, con una vena di cattiveria. «Spero che non corrompa il paese, che non ostacoli il vangelo, che non voglia una Roma senza Papa e che non se ne esca con quelle pittoresche proposte su drogati e carcerati», un Giovanardi molto accigliato. L’elezione di Pannella non è andata giù a moltissimi, che ora cercano un riposizionamento ammorbidendo, limando, giocando. «È il capolavoro di Berlusconi, l’ultimo grande atto politico della sua era», dice un Giuliano Ferrara divertito e gaudente a Bruno Vespa che sta conducendo lo speciale, prima del giuramento. Meno contenta e più pragmatica la ministra Boschi: «Sappiamo che è un presidente di transizione, per la sua salute precaria, spiace dirlo, ma Berlusconi ancora una volta fa pagare al paese le sue scelte, speriamo di ridurre i danni al minimo». A difendere la scelta dell’ex premier e il nuovo presidente ci pensa Antonio Polito che vede nel vecchio Marco «un Churchill ribelle che conosce benissimo la politica, un vecchio Achab che oggi trionfa contro la balena bianca democristiana, prendendosi una rivincita lunga cinquant’anni». Non manca chi disegna scenari apocalittici come Filippo Ceccarelli che lo paragona a un «Giordano Bruno che presto verrà bruciato dal parlamento che lo ha eletto, fin dal suo primo discorso e dalla sua prima amnistia che si attende a giorni e che sarà la sua condanna». Per questo le carceri italiane sono in festa, Sky sta seguendo e intervistando direttori e prigionieri, in una specie di reality neorealista. La Rai ha Luigi Manconi e Adriano Sofri, in due reti su tre, che provano a rassicurare il paese come nemmeno Togliatti dopo l’attentato. Il premier Renzi, vero sconfitto di questa elezione, non ha ancora detto nulla, pare aspetti il primo discorso del nuovo presidente per decidere cosa fare. Silvio Berlusconi, invece, ha occupato il tg5 e chiede al suo presidente, al ragazzo di strada: «nuove elezioni, senza se e senza ma, l’ho scelto perché so che solo uno come lui poteva salvare il paese che amo».

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One thought on “Pannella presidente

  1. […] tra uomini donna droga e dissidenti; a volte è stato sul punto di essere ministro, presidente (una volta lo immaginai Presidente della Repubblica), ambasciatore, direttore, mai veramente; altre volte c’è chi giura di averlo anche visto […]

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