Poi, Guardiola – come e più di Arbasinho con “Corsera” e “Repubblica” – è passato dal Barcellona al Bayern Monaco, risparmiandoci la saudade in conferenza stampa, però. E, dopo un anno, sono andate crescendo le preoccupanti reazioni dei tifosi sulla latinizzazione della squadra tedesca, in un rapporto sadomaso con Karl-Heinz Rummenigge, che l’ala destra del Voghera, emanazione inferno-brasiliana bagnatosi nelle nebbie lombarde, tratterebbe per pagine e pagine di ritmo Ajax fino a una bella di Lodi che fa la cameriera a Monaco e ammanetta il due volte pallone d’oro e ora presidente della squadra e l’allenatore sempre del momento, in una marcatura molto stretta tipo Gentile con Maradona e dopo li fotografa. E ci vorrebbe quel gran centrocampista di Leonardo Sciascia – ah, che stagioni a Parigi col PSG, quando ad allenarlo c’era Voltaire – per governare i pettegolezzi e indirizzare con tecnica cosmopolita (tipica del meridionale che ha studiato) la storia, verso un epilogo Champions capace di far dimenticare tutto.