Nessuno aveva pensato che le piattaforme potevano tornare così utili. Due anni dopo il referendum, Matteo Renzi, guardando “L’isola dei famosi”, ebbe l’idea: ne faremo centri d’accoglienza per migranti, isole che eviteranno i problemi sulle coste della nostra bella Italia, urlò dalla poltrona mentre con un selfie immortalava il momento dell’illuminazione, twittando: the future is now. Convocò il consiglio dei ministri senza nemmeno un messaggello privato per la Boschi, e, dopo, una vera riunione con gli amministratori delle compagnie petrolifere, spiegò il piano e diede mandato per l’ampliamento e la ristrutturazione delle piattaforme in duplice funzione, facendo loro una offerta che non potevano rifiutare. A pollici congiunti sotto al mento e col resto delle dita a coprirgli il naso: sorrise, adagiandosi sulle poltrona presidenziale, indeciso se dirlo alla Merkel o a Severgnini, poi scoreggiò. La settimana dopo, alla conferenza stampa di presentazione del progetto “Isole democratiche”, mentre in camerino ripassava allo specchio il suo intervento, tra un colpo di cipria e uno di Instagram, gli fecero leggere un articolo di Marco Travaglio che indicava le piattaforme-isole come ghetti, e lui vide per la prima volta una vistosa ruga formarsi intorno all’occhio sinistro. La preoccupazione fu tale che lasciò in sospeso il trucco. Chiamò a raccolta il suo staff, che cercò la risposta migliore su Google. E se oltre alle isole di accoglienza chiedessimo all’Endemol di farne un reality? Ma questo è già previsto nelle clausole nascoste. E se organizzassimo un programma di scambio tra piattaforme? Ecco, già meglio, dimmi questo piuttosto. Ma serve altro, qualcosa di luccicoso che copra il ghetto. Tipo il karaoke? Ma ormai Fiorello è all’opposizione. E se tagliassimo le fiction del fratello a Rai uno? Anche. No, sono islamici e negri, ci vuole un rapper, mandiamo Fabri Fibra? Ma sei scemo? Mica gratis. Allora Fedez? Non è amico di Michele Serra? Ecco, dimmi questo piuttosto. Ma non basta. E la D’Urso? Dicendo sono lì in mezzo al mare al sicuro, ma alla domenica ci va Barbara. Fuochino. Posso dirlo? Siam qua per questo. Promettiamogli Sanremo: dalla città dei fiori alla piattaforma del giorno dopo, ammicchiamo ad Eco e ci twittiamo tutta manetta su. Non esageriamo con le citazioni alte, siamo un governo pop. Veltroni vale? Dipende. L’isola delle rose, ve la ricordate? Al largo delle coste di Forlì, nell’Adriatico. Una utopia di pace. E Veltroni? C’ha scritto un libro. Aggiungiamolo in nota, e fatemi il riassunto del libro. A proposito non c’era un Kevin Costner con una isola-piattaforma? Controlla. Sì, Waterworld. Segnalo in nota. Ma ci vuole qualcosa di più. Tipo? Uhm, tipo una promessa: cinque anni sull’Isola e poi si diventa cittadini italiani. E ricordati Ellis Island. Giusto. Quanti dei nostri abbiamo in sala stampa? La maggioranza. La dico meglio: quanti dei loro? Tre. Una sarà sul ghetto, e le altre due? Rincaro sul ghetto. Bene, la parola chiave è proprio Ellis Island, America, sogno da guadagnare, poi piattaforme isole di democrazia dove sperimentare, il resto a pioggia, fino ai rapper e alla D’urso. Ci siete? Sììììììììììììì. Ok, si va in scena.
foto di Maria Vittoria Trovato