Dalla Spagna alla Spagna, un percorso palindromo, quello dell’Italia, una corrida colorata. Siamo stati un corso d’acqua nascosto e imboscato, fino a farci fiume grosso e straripante. E il tragitto verso la coppa è stato così: tortuoso, con pareggi apparentemente appaganti, un salto e poi con le rapide dei rigori contro l’Inghilterra, infine ci siam fatti delta con la Germania non con la Spagna. Dalla prima all’ultima partita c’è la capacità di Prandelli di adattare la squadra al percorso, come un fiume, anzi un fiume, e la forza della squadra di lasciarglielo fare.
Italia – Spagna (1-1)
La novità è il carpentiere di centrocampo Daniele De Rossi spostato in difesa, che se la cava bene, almeno fino a quando non entra un attaccante vero, Torres. Un pareggio ai punti, il primo tempo all’Italia il secondo alla Spagna. È un film con poche emozioni. La scena madre: Pirlo che si libera del centrocampo spagnolo con la semplicità che aveva Marilyn di liberarsi dei vestiti da sera, vede il metalmeccanico Totò Di Natale in attesa e gli crea una occasione per andare a porta, l’attaccante dell’Udinese sa che la classe operaia non andrà in paradiso e per questo lui va in gol (sarà l’unico subito dalla Spagna nei minuti regolamentari di gioco). Tutti in piedi, partono i primi flashforward, con vanto. Tre minuti dopo David Silva che si era guardato Pirlo: lo rifà uguale e lancia Fabregas, la difesa italiana che non si era guardata Di Natale lo lascia pareggiare. Il resto è Torres che spreca e Balotelli che impreca.
Italia – Croazia (1-1)
Un primo tempo che non è una partita ma un film di Oliver Stone, si va in area croata con una facilità da pub, senza però bere. Sembra che Prandelli gli abbia detto di entrare in porta con la palla. Balotelli pare giocare in infradito, e con l’indolenza di Ibrahimovic, quello peggiore. Il migliore in campo è Marchisio, un Tardelli con la barba, il fiato ma senza urlo. Flashback: conferenza stampa, primo piano su allenatore croato Slaven Bilić – faccia da pugile a Wall Street, cravatta sempre allentata, camicia mal stirata, giacca che cade su un lato e un passato da farsi perdonare – dichiara a favore di telecamera: «Modric è più forte di Pirlo». Punizione dal limite sinistro, 39’, pallone a effetto che passa tra le teste della barriera, vira ed entra in porta. Aveva tirato Pirlo, per ristabilire le priorità. Nel secondo tempo non il tenero biondo Modric, ma il macellaio Mario Mandžukić trafigge Buffon come un bue, complice Chiellini che non vede partite né la palla né il coltello.
Italia – Irlanda (2-0)
Va bene che Lennon diceva che «la vita è quello che accade mentre facciamo altro», ma lasciare l’emozione maggiore a un’altra partita (Spagna – Croazia) significa affidare il proprio destino nelle mani di altri, una soluzione che funziona per cinema e letteratura ma che nel calcio spesso ha conseguenze nefaste. L’Italia gioca la sua partita peggiore, sente l’ansia, poi un colpo di testa di Cassano, no niente a che vedere con le dichiarazioni, stavolta intenzioni e azioni vanno nella giusta direzione, la porta irlandese. Poi Balotelli che in mezza rovesciata dimostra a tutti di avere il fisico da spiaggia, la mentalità anche ma di non essere venuto in vacanza, prova invano a fare una dichiarazione dissociativa ma Bonucci da difensore anticipa tutto e gli tappa la bocca con una mano. Alla fine è il minuto che separa la fine della partita dell’Italia da quella di Danzica, a segnare il momento di suspense, tutti sanno chi è l’assassino, dove si trova, ma fin quando il detective non gli mette le manette niente è sicuro.
Italia – Inghilterra (4-2 dts)
Quando bisognerà ricordarsi di questa partita basteranno tre immagini: Roy Hodgson in panchina che sembra il passeggero annoiato di un volo intercontinentale. Pirlo (sì, ancora lui) che calcia il rigore. E la terza è una immagine che è un cambio antropologico: Mario Balotelli che andando a tirare il primo rigore: ride. Ride proprio. Prima c’era stato un assalto inutile dell’Italia, quindi tiri in porta, due pali, Gerrard un sergente che nell’assedio italiano ci rimette una gamba e Rooney che mandava sms al Rooney degli spot: «Dove sei?» La svolta sta nell’errore di Montolivo e in Pirlo che fa il cucchiaio, poi Young telefona a Buffon il suo rigore, e Diamanti appena uscito da un centro sociale la mette a sinistra di Hart.
Italia –Germania (2-1)
La partita è Balotelli. E due assist che sembrano un girato di Antonioni, ma sono firmati da Cassano e Montolivo. Il primo tempo dell’Italia ha dell’incredibile, mai un due a zero così, qualcosa tipo Berlinguer in testa nei sondaggi, con un ragazzo che si toglie la maglia e mostra i muscoli: dietro la schiena ha una corona di perfezione e medicina, tre cerotti blu su pelle nera; davanti addominali da David sotto avambracci da pugile, che dicono: questo è il corpo che ha segnato due gol alla Germania, abbattendola. Quel corpo è Mario Balotelli, cresta da rapper, tecnica e potenza di tiro, l’evoluzione spaziale di Gigi Riva ma venuto dal deserto, e il suo secondo gol è scena madre, muta, che va oltre: Alien che scalza gli angeli di Wenders, qualcosa di inaspettato per come avviene, un cortocircuito del secolo – calcistico – breve. L’Italia smette di soffrire in un gol si passa da Anna Magnani e “Roma città aperta” a Matrix con Balotelli nella parte de l’Eletto, tanto che pure Borghezio abiura, Spike Lee lo incoraggia su Twitter e il paese ritrova una felicità che non pensava di avere più né in tasca né in petto, il resto lo scopriremo nel probabile boom di adozioni, sarà quello il film da scrivere.
Italia – Spagna (0-4)
Non è una partita ma un horror corrida di Buñuel: Chiellini – prima di infortunarsi – si perde Fabregas lanciato da Iniesta (un David Lynch col pallone: vede cose che altri manco immaginano), va in area spavaldo e sicuro come uno sceriffo in un western: la mette in mezzo, Silva anticipa Barzagli e Bonucci e di testa scavalca Buffon, il saloon Italia conta il suo primo colpo subito. Ma il lato debole della casa e della partita è il destro dove Abate: un pastore che smarrisce le sue pecore, c’è sempre una che sta fuori dal gregge. Una linea perduta, Xavi disegna un binario per Alba che anticipa Buffon, due a zero. Finale da mare aperto, uomini persi: Balotelli gioca a tennis, Motta si fa male. Quando segna Torres è già cortile, con Mata diventa spiaggia. Quattro a zero. Italia (s)comparsa, di nuovo neorealista. Spagna Manolete.
[Uscito su IL MATTINO, 2 Luglio 2012]