Oggi il blog compie cinque anni, non sono bravo con le ricorrenze, e raccontare un contenitore di mie parole con altre mie parole mi appariva volgare, per questo ho scelto quelle di un monologo di Raffaello Baldini – per me il più grande poeta del secondo Novecento italiano – uno che ad ogni rigo ha ironia da vendere. Questo pezzetto che vi copio è tratto da “La Fondazione” (Einaudi), che è l’ultimo monologo scritto da Baldini, morto nel 2005. A parlare è un personaggio eccentrico che colleziona le cose più assurde del passato, le raccoglie perché ha intenzione di mettere su una Fondazione per tenere viva la memoria “delle cose più sfuggenti e dei pensieri: non quelli dei poeti e dei filosofi, che tanto a questi ci pensano già i libri, ma quelli che vengono a tutti quanti in qualche momento della giornata, e sembrano tanto acuti, e poi spariscono nel flusso della vita”, per questo è nato il blog, che contiene le mie ossessioni, i miei eteronimi, e le mie passioni e anche molte delle cose che mi viene chiesto di scrivere. Grazie al blog sono nati il romanzo “Le straordinarie avventure del dottor Marcus” (non so se e quando una casa editrice farà questa pazzia vonnegutiana), si è formato “Il più maldestro dei tiri” che mi ha permesso di ricordare il padre della leggerezza: Edmondo Berselli; qua sono nate le “Cronache quasi marziane” figlie di Andy Kaufman; nel blog trovate un mucchio di racconti e reportage scritti per i giornali o scritti solo per il blog – che poi la gente mi chiede ma chi te lo fa fare? –, ci sono ritratti di persone vere e inesistenti, qualche intervista che andava fatta, pezzi dei miei libri, ci sono i miei scrittori preferiti alcuni col loro nome altri con omaggi diversi alle loro opere o con tentativi vari di continuarne la lezione; manca ancora moltissima roba che piano piano carico, quando me ne ricordo, quando mi riappare, in fondo che fretta c’è? Sono passati solo cinque anni, e sembra ieri che, con enorme ritardo – rispetto a tutti quelli che mi dicevano “devi troppo farti un blog” – ho davvero fatto un blog, l’unico con un manuale per comprenderlo.
“però a me non mi sta bene, no, non mi sta bene, di buttare via tutta la mia roba, quando sarò morto, che così poi mi buttano via anche la mia roba, quando sarò morto, che così poi mi buttano via anche me, no, non mi sta bene, la butto via io la mia roba, da vivo, senza prepotenza, per carità, senza strafotenza, ma piuttosto che loro lo faccio io, faccio quello che vogliono loro, ma lo faccio io, con le mie mani, non voglio che smucchino loro, che buttino via loro, sgombro io, voglio essere io, sono io che ho ammucchiato, sono io che smucchio, voglio essere io fino in fondo, tanto è tutta roba che, lo so, non serve a gnente, ma se dovessimo buttare via tutto quello che, tutto quello che non serve a niente, non si può neanche a volere, non si può, uno sguardo, per dire, incontri una bella ragazza, la guardi, a cosa serve? alla televisione stai a vedere i campionati europei d’atletica, i cento metri, i duecento metri, i quattrocento a ostacoli, il salto in alto, a cosa serve? o quando vengo giù dalla Marecchia, che è già notte, vedo San Marino e Verucchio che è tutta una luce, e sopra le stelle, delle volte mi fermo, si sentono tanti di quei grilli, a cosa serve? e adesso comincio, sissignori, adesso, tutta questa roba, questo scatolone, qui nell’angolo, ammucchio qui, questo cassetto, quest’altro cassetto, così, e poi anche dalla finestra, di sotto, nell’orto, sarà un lavoro grosso, ma chiudo , scasso tutto, domani viene la Chiarina, lavare, stirare, dare la polvere, un’altra volta, adesso c’è da fare un altro lavoro, che dovete farlo voi, io ho solo cominciato, ho ammucchiato un po’ di roba qui e anche di sotto nell’orto, ma io basta, mi fermo qui, adesso dovete andare avanti voi, questa roba va buttata via, tutta, che Quinto, suo marito, ha il furgone, fate voi, voi due, portate via tutto, io sto a vedere, cosa? piango? vi sembrerà a voi, cosa c’è da piangere? è tutta roba che tiene solo del posto, voglio allargare, da stare comodo, lasciate il letto dove dormo, comodino, armadio, tavola, sedie, piatti, coltelli, cucchiai, forchette, su, lo sapete anche voi, deve rimanere quello che serve in una casa, da mangiare, da bere, da dormire, da campare, il resto è tutta cianfrusaglia, che dopo magari faccio anche imbiancare, ci vuole qui una bella imbiancata, no, ma non ci vorrà molto, secondo me, in una settimana fate tutto, bene, ma scherziamo? vi pago tutte le ore che lavorate, anche vostro marito, voi le segnate, anche il furgone, certo, è una spesa il furgone, volete che non lo sappia? sì, ci sarò anch’io, no, non vado da nessuna parte, sarò qui, però io, no, io sto solo a vedere, così per ricordarmi,”
[l’immagine è di Igort]