Il socialmercato

Twitto quindi esisto. Una catena di montaggio di parole, foto, opere e omissioni da colmare. È la comunicazione, fatta in casa e da casa, che sommerge e confonde, svela e copre, quella professionale: così il calciomercato diventa social, scavalcando e cavalcando il vecchio calciomercato delle comunicazioni ufficiali, quello fatto di sussurri e leggende in attesa del comunicato che era una specie di enciclica. I social sono diventati gli amplificatori del circo che ruota intorno al calcio, dribblando i giornalisti, e costringendoli a decifrare gli status, le emoticons e le foto di calciatori, mogli, agenti e presidenti, come un tempo facevano i sacerdoti con le viscere degli animali. Basta un cambio della foto del profilo di Icardi per scatenare editoriali sul suo mancato passaggio al Napoli, e lo scambio di cuori, piatti di riso e viste lago con la sua agente-moglie diventa un servizio da rotocalco, con le varie interpretazioni: con i pareri dello chef per le pietanze, del designer per l’arredo, e del massmediologo per decifrare il messaggio nascosto: festeggiano amandosi, sarà ricorrenza o si son riconciliati con l’Inter? Hanno scoperto il dadaismo e amando-la e amando-si dicono addio alla pazza Inter? E De Laurentiis ha twittato o il suo account è fermo all’esperienza del rafting? Pomeriggio di adrenalina o metafora dell’estate tormentata del suo Napoli? E Pogba che si esibisce in foto dando le spalle a una piscina, che vorrà dire? È il suo saluto ai tifosi juventini prima di varcare la Manica o il suo no al Manchester United? E Mino Raiola? Il re degli agenti che sull’affare Pogba guadagnerebbe venti milioni – che i giornali gli danno già per spesi buona parte nell’acquisto della casa di Al Capone – che dice? I giornalisti sono dei pappagalli, che non c’è affare fatto tra le squadre, e che per lui è una guerra tra la stampa italiana e quella inglese a chi annuncerà per prima la cessione di Paul Pogba, ma anche tra chi è peggio tra le due. Un tempo l’agente o il presidente aveva il giornalista o l’intero giornale e cercava di far trapelare quello che serviva per acquistare o cedere un calciatore, oggi no, può fare tutto da solo scegliendo il suo canestro di parole, la gradazione di ambiguità e la foto che ammicca o meno. Il titolo dell’estate, claro, va a Wanda Nara, che nel togli e metti figli e cuori, magliette e reggiseno, piscina o lago, fa da bussola tra Milano e Napoli, divertendosi a dettare i titoli dei giornali a riguardo, i cross sono di Icardi, ma i gol li segna la bionda. Gonzalo Gerardo Higuain, invece, non ha ancora segnato con la Juventus ma postando una muta foto con Dybala, Pereyra e il mate: un ricongiungimento argentino, è stato sommerso di critiche. È la democrazia del web, inconvenienti che capitano a chi salta da una squadra all’altra di notte. In mezzo c’è Bobo – is back – Vieri che da pensionato vuole ritornare a giocare col Jiangsu Suning nel campionato cinese dove al pallone si applica il modello Houdini, finiranno con un torneo speciale diretto da Romero con gli zombie. Probabilmente è solo uno scherzo che fa da intrattenimento ai veri trasferimenti da un continente all’altro, ma intanto Gianluca Vialli ha preso a rintuzzarlo, e dopo vari scambi, supportati da giornali e tivù, è intervenuto anche Zidane e con lui Deschamps e Borriello, tutti a prendere in giro Vieri che fa Stallone che faceva Rocky che i cinesi al calciomercato dei desideri comprarono. In pratica il conformismo del calcio, e di conseguenza di buona parte del giornalismo che lo racconta, viene scosso dai social e costretto a dismettere la comunicazione da regina d’Inghilterra. È l’eterno social-mercato dove tutto è possibile e se non accade fa nulla, quello che conta è il tweet dell’illusione, una sorta di iperproduzione di passaggi, gol, maglie e vite che cambiano in un click squadre e trofei, non cambiando nulla nella realtà. È la rivoluzione del procuratore che passa al calciatore che crossa per la moglie-amante in una azione che è solo sognata e può servire per il vero affare o anche solo per far lievitare il costo di questo o chiedere un ritocco di stipendio. È un ricatto glamour, l’agente dal pallone passa alla borsa e viceversa, restando regista. Il risultato è anche un cambio di sogno nei ragazzini che invece di diventare Pogba sognano di essere Raiola, e presto le ragazzine vorranno essere Wanda Nara. Oggi se non sai tenere al cappio dei tuoi tweet almeno centomila followers non sei nessuno, forse.

[uscito su IL MATTINO]

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