I bambini che toccano il clamore
e le spoglie invisibili di piume
che vanno al proprio lume.
Forse l’amore è sempre un altro amore
E l’odore al ricordo un altro odore,
di là dove nei muri voce a voce Continua a leggere
I bambini che toccano il clamore
e le spoglie invisibili di piume
che vanno al proprio lume.
Forse l’amore è sempre un altro amore
E l’odore al ricordo un altro odore,
di là dove nei muri voce a voce Continua a leggere
Da quando Eugenio Scalfari ha lasciato il giornalismo e l’Italia, “Repubblica” non è più la stessa. Il Fondatore ha deciso di andare a vivere a Miami, stupendo tutti, e alla telefonata di Giorgio Napolitano che gli chiedeva kantianamente il perché – e sotto sotto voleva capire se c’era posto anche per lui nella nuova casa vista oceano – Scalfari ha risposto eduardianamente: «‘a pucchiacca». E, Giorgio, ha impiegato del tempo per associare la parola a una immagine, poi ha detto a Carlo De Benedetti – che gli chiedeva se fosse riuscito nella missione di farlo tornare –: «lo sai come sono i giovani d’oggi», ed ha riattaccato. Il problema è che quello che sembrava un peso, lo spazio domenicale di Scalfari, era più d’un telegiornale: nessuno lo leggeva o se lo leggeva non capiva e se capiva si addormentava prima della fine, insomma era un servizio di pubblica utilità, che, venuto a mancare, aveva aperto una voragine. Continua a leggere
che diventa trama:
Brian Clough
portava in giro
una vita a balzi
in un’Inghilterra Continua a leggere
In principio ci fu lo stupore di Giulio Anselmi: “mostrando una faccia con tutte le pieghe di un bulldog uscito scosso da una crueza genovese dopo alcuni incontri al sangue”. Seguito – di rimessa – dalla domanda kantiana di Giovanni Evangelista: «E poi, chi lo porta fuori a fare la pipì, tu?». Il resto è tutto Berselli, Edmondo, uno capace di trasformare l’adozione di un cane in un quasi romanzo, e prima di farci un sondaggio a stretto giro tra maestri. Lui, se proprio doveva scegliere, ci scherzava e poi svisava su, niente danze orgiastiche alla Matisse o Sturm und Drang, piuttosto un personalissimo linguaggio di entrata e uscita, alti e bassi, qualcosa come le montagne russe tra la Treccani e i classici, la filosofia e il calcio, l’economia e la tivù, Continua a leggere
Enzo Ferrari era un tiranno: della velocità e dell’immaginazione, capace di vivere a cavallo del tempo e del vuoto, senza mai scomporsi. Uomo determinato, ebbe sogni, illusioni ed ebbrezze, che trasformò nell’auto che ancora oggi è il desiderio di tutti. Ma il suo obiettivo era il futuro, per questo visse in solitudine, anche se il suo nome era sulla bocca di tutti, perché proiettato costantemente in un tempo che vedono in pochi, non ancora abitato. Continua a leggere