Secondo me Updike scrive per lo stesso tipo di pubblico per cui sosteneva di scrivere John Cheever: «uomini e donne adulti e intelligenti», dovunque possano trovarsi. Tutti gli scrittori che valgono qualcosa scrivono al loro meglio e nel modo più veritiero che possono e sperano in un pubblico di lettori il più vasto e sensibile possibile. Insomma, si scrive meglio che si può e si spera in buoni lettori. Ma secondo me, in un certo senso, si scrive anche per gli altri scrittori – gli scrittori morti le cui opere ammiriamo, ma anche gli scrittori viventi che ci piace leggere. Se a questi altri scrittori piace ciò che si scrive, c’è una buona possibilità che piaccia anche ad altri «uomini e donne adulti e intelligenti».
[intervista con Raymond Carver, Mona Simpson e Lewis Buzbee]