Archivio mensile:giugno 2017

Enzo Striano: una partita lunga trent’anni

Enzo Striano è Theodore Dreiser che gioca a flipper con Napoli. A trent’anni dalla sua morte possiamo ancora vederlo, in piedi, mostrare la sua fisicità, e di conseguenza – con sponde e salti, colpi di polso e d’anca, strategie e sorrisi – raggiungere il jackpot e ridere della sua impresa. Continua a leggere

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Feola e una specie di voluptas dolendi

Non mi ricordo se poi vincemmo quel torneo, non mi ricordo che pochi altri componenti di quella squadra, e non mi ricordo se era una semifinale o un quarto di finale, niente di importante, parlo di un torneo estivo di calcetto di almeno 25 anni fa, in una provincia sperduta e nascosta, che non costituiva cardine per nulla di importante anche se non lo sapevo ancora, quello che ricordo è che io ero il ragazzino e tu il fuoriquota, entrambi stavamo in piedi sulla fascia laterale sinistra, Continua a leggere

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A Iván Fandino

Muore il torero

offrendosi in dono

nella rovina del coraggio.

 

 

 

foto di Iroz Gaizka

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Gli stivali del campione

Avevo sedici anni, quando rubai gli stivali del campione, lucidi più degli scarpini, erano nel nostro spogliatoio, e a Newcastle pioveva, no, non li misi ai piedi – erano tre numeri più grandi – ma nello zaino, e portandoli a scuola, nell’intervallo, li mostrai ai compagni. Come e più della Coppa Campioni, erano un trofeo, tutti conoscevano quegli stivali. E no, non mi vergognai del furto. Anzi, mi parve l’unica cosa da fare. Erano giorni che ci pensavo, ad ogni allenamento accorciavo la distanza tra me e loro, esplorando tutte le implicazioni possibili fino a cadere nel possesso. Nel tragitto dal campo alla scuola era come avere il ghiaccio nella borsa. Misurai la presenza delle cose. Ed ebbi paura. Ma poi, sotto al banco, il ghiaccio divenne altro, un bottino prezioso di stelle e anche un album di figurine intero, quello dell’anno ancora da venire.  Continua a leggere

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Insigne: dieci verticale

Quando Antonio Conte, ai passati europei, assegnò la maglia numero dieci della Nazionale a Thiago Motta: tutti capimmo che i tempi erano cambiati e che a scorrere negli anni i nomi, di chi c’aveva sudato prima in quella maglia, sembrava un countdown per i fantasisti che finivano. Sivori, Rivera, Antognoni, Baggio, Albertini, Del Piero, Totti, De Rossi, Di Natale, Cassano, Motta. Così a farla breve. Si capisce che la maglia e il ruolo hanno oscillato tra fantasisti e centrocampisti con i piedi buoni, e dopo la scelta del CT Conte sembrava destinata ad una funzione diversa. Continua a leggere

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