Archivio mensile:febbraio 2018

Un forte rumore di niente

Nell’istante doloroso, che prima o poi tocca a tutti, della scomparsa delle certezze: lo sbandamento è comprensibile. Come pure l’esplicitazione, il racconto, fino al superamento psicologico e alla possibilità di capire che cosa si è pensato nel buio della malattia. Hitchens si fece inviato nel proprio cancro, e fu spietato. Daria Bignardi lo rivive attraverso un romanzo: “Storia della mia ansia” (Mondadori) ricreando un mondo leggermente diverso dal suo, ma che comunque è il suo. Continua a leggere

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Sofia Goggia: da valanga a proiettile

Da una vita esagerata a una generativa. Dalle uscite all’oro. Adesso non è più quella esaltante e stramba, la sciatrice dispari che scende scomposta: si lascia ammirare perché anomala, ma raccoglie meno di quello che potrebbe, no, ora Sofia Goggia è altro da sé, anche una cecchina e una samurai come si auspicava, è la prima donna a vincere un oro olimpico nella discesa libera. Continua a leggere

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Il filo d’oro di Arianna: da Torino a PyeongChang

Piange Arianna Fontana, piange e stringe la bandiera. Non lo sa, ma con un gesto concreto: quello di aggrapparsi al tricolore, ha strappato l’Italia dall’oscurità, e riportandola sul podio le ha ridato luce. «Più bello di come lo avevo immaginato». Arianna vince e si mette il tricolore sulle spalle. Quello che aveva portato all’inaugurazione come portabandiera. Togliendolo dalle mani insanguinate e razziste di Luca Traini. Continua a leggere

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Soggetto per Woody Allen

Ammesso che gli lascino girare ancora film, ho un grande soggetto per Woody Allen: Una attrice ex moglie di Frank Sinatra torna dal cantante per chiedergli di far uccidere dalla mafia italoamericana uno dei più grandi registi di Hollywood, che incidentalmente è anche suo marito, la cui colpa è di essersi innamorato della sua figlia adottiva, della moglie (serve un grande flashback). Continua a leggere

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Napoli spara, Mosca risponde

Voleva diventare un criminale Nicolai Lilin: cruccio o sogno mancato, ne ha fatto una biografia letteraria. La gente gli crede, Einaudi pure, lui va avanti. E scrive, scrive e disegna, anzi disegna e tatua, scambiando un romanzo per un manuale per tatuatori, che ammanta di favole e ricordi di guerra. “Il marchio ribelle” è “La paranza dei bambini” savianesca ma all’ombra di Chernobyl, con la guerra generazionale all’interno della mafia russa e la perestrojka di Gorbaciov all’orizzonte. Continua a leggere

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