Archivio mensile:gennaio 2020

Hammarcord: Craxi e Fellini, domatori di leoni

I corpi di Federico Fellini e Bettino Craxi si stendono in quell’enorme album Panini che è la memoria italiana. Sezionati e ri-raccontati. Ogni italiano ha i suoi celo, mi manca, i suoi doppioni e la figurina più cara, o quella che, pizzaballescamente, non esce. Da una parte si canta il cinema e dall’altra la politica, perdendosi la lezione di Giulio Andreotti – raccontata da Tatti Sanguineti –: la politica è cinema di secondo livello che si serve del primo. Se mischiassimo le figurine delle due parti, potrebbe venire fuori un Craxi regista con tanto cinema di notte che esce dall’hotel Raphaël, e un Fellini politico che rientra all’alba al Grand Hotel di Rimini dopo aver discusso la finanziaria, o invertire solo le biografie e immaginare Fellini sfollato ai confini della Svizzera che poi vede Mussolini a Piazzale Loreto e Craxi a Rimini ad aspettare il Rex, per poi farsi vitellone e venire a Roma a disegnare e filmare una Italia bugiarda. Continua a leggere

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Martín Caparrós: stanze di patria argentina

Un romanzo di sfumature: tra calcio, tango, amore e potere. Buenos Aires anni Trenta del Novecento: in giro si incontrano Jorge Luis Borges, alla radio c’è Carlos Gardel, in campo Bernabé Ferreyra corpo e gol del River Plate, e nei bar, appoggiati alla notte, quelli come Andrés Rivarola, Pibe, un italiano che lo dice a bassa voce, una famiglia alle spalle – madre, ex moglie, figlia e debiti –, il biliardo davanti, un po’ magliaro un po’ scrittore di tanghi ma con vergogna, un traditore, un vigliacco, un uomo che dice sempre la cosa sbagliata alla donna che ama, una voce narrante meravigliosa per le pagine di Martín Caparrós  in “Tutto per la patria” (Einaudi). Al fianco di Rivarola/Pibe – che diventa vittima di ricatti e ricattatore, spia e giustiziere, in un continuo capovolgimento da un capitolo all’altro – c’è una donna di coraggio, sfrontata e anticonvenzionale, Raquel Gleizer, che forse vorrebbe scrivere, forse no, Continua a leggere

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Ibrahimović: un progetto nel passato

Il Milan, la squadra che doveva scrivere il futuro, chiede aiuto al passato. Più Barnum che Berlusconi & Galliani, più circo che pallone: ecco il ritorno di Zlatan Ibrahimović, che sarà anche più cattivo di quando otto anni fa lasciò la squadra, ma ha anche un mucchio di partite in più ed è un quasi quarantenne che da due anni gioca negli Usa, con i Los Angeles Galaxy, un posto dove si va a riflettere sulla pensione continuando a giocare con un ritmo lento e con le marcature larghe; c’è passato anche Andrea Pirlo, Continua a leggere

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