Riunione straordinaria del cinema italiano, in seguito al Corona virus, convocati i registi più importanti per un nuovo Decameron, dopo ore di discussioni, qualche rissa e la rivendicazione di Oscar, David, Palme, Orsi e incassi si è arrivati a questa divisione di novelle e parti, dopo aver dovuto scongiurare il pericolo di vedere la scritta in apertura: “Decameron” da una idea di Stefano Accorsi – che aveva chiamato i registi a raccolta –, poi si è votato per lasciare il soggetto al solo giovane sceneggiatore già autore del libro, tal Boccaccio Giovanni. Ecco i dieci film da una ora l’una, dove nemmeno Krzysztof Kieślowski era arrivato:
- Lisabetta da Messina è Alba Rohrwacher diretta da Matteo Garrone, la testa nel vaso di basilico è quella di Marcellino Fonte, realmente tagliata e in-vasata, tanto poi la riappiccichiamo ha detto il regista, questa volta a dire «ammore» in modo compulsivo è l’attrice, la sceneggiatura è firmata da Saverio Costanzo che avrebbe dovuto dirigere l’attrice ma non essendoci novelle della Ferrante nel Decameron ha accettato di collaborare con questo Boccaccio.
- Chichibìo cuoco veneziano è Diego Abatantuono ormai negro nonostante l’accento sembra solo Garibaldi ai Caraibi, regia di Gabriele Salvatores, la gru è interpretata da Bentivoglio, poi insieme vanno sul Po a cercarne di nuove, in un viaggio on the road con canne e schitarrate di Pat Metheny, Currado il nobile fiorentino è interpretato da Silvio Orlando zoppo e con un alano autistico.
- Cepparello da Prato è stato affidato a Marco Bellocchio che con Pierfrancesco Favino ne ha fatto un Mario Draghi tutto Bce, primi piani e confessione da ora di religione: penombra Caravaggio, Bach e mazzi.
- Andreuccio da Perugia è Stefano Accorsi diretto da Gabriele Muccino che scopa Fiordaliso/Martina Stella litiga con Maria Nazionale e Pietra Montecorvino, sospira, canta, poi gli fottono il rolex al molo Beverello, va da una maga ma trova solo la Monica Bellucci che pattina che è la moglie di Lorenzo Insigne che si incazza molto e cerca di ucciderlo, ma poi vince al Superenalotto. Critiche all’episodio da parte dei Manetti Bros: «Il furto ai danni di Andreuccio sembrava fatto apposta per essere girato a Scampia e noi sapevamo come farlo», ma niente non hanno avuto l’episodio, nemmeno impugnando il loro contratto di condivisione filmica con i gomorristi. Saviano ha twittato che Andreuccio era un affiliato e raccontarlo come un uomo fortunato rafforza il potere della camorra, ha inoltre accusato lo sceneggiatore Boccaccio di aver rubato da Dino Risi e da “Operazione San Gennaro”.
- Federigo degli Alberighi è Alessandro Preziosi che si innamora di un nobiluomo, monno Giovanni, secondo la rilettura di Ferzan Özpetek, terrazza e feste, e poi la campagna con colonna sonora di Pappalardo (la frase scelta da Romoli e Özpetek sull’amore vero è «Perché solo quando un uomo ti cucina il suo falcone è tuo per sempre»).
- Calandrino è Checco Zalone e picchia la moglie (incluso nel biglietto del cinema anche il cd in regalo “Dimmelo in un Decameron”)
- «Fra’ Cipolla è mio!» ha urlato Paolo Sorrentino, che ne ha fatto un musical con Marilyn Manson e Heather Parisi nella parte di Nuta che racconta anche la sua esperienza col virus a Hong Kong e poi Claudio Garella (portiere del Napoli dello scudetto) che è Guccio servo affamato del frate, canti neomelodici, Mantegna e copertina di Vanity Fair col regista vestito da Boccaccio e sotto la grande foto: Garrone non stava bene con questi abiti perché è basso.
- Cisti fornaio è Sergio Castellitto diretto da Paolo Virzì, un fornaio renziano che prova a vincere le primarie col suo vino, ma poi Renzi fa la scissione e a lui rimane solo l’amicizia con Giacchetti.
- Ghino di Tacco è Pierfrancesco Favino col trucco-parrucco di Craxi e ovviamente la regia di Gianni Amelio, un ritorno ad Hammamet, con l’aggiunta di Di Pietro e Arafat, il regista non ha voluto sentire ragioni dicendosi convinto che Boccaccio era un autore politico anche se passa per un erotomane.
- Giotto è Roberto Benigni che fa Dante diretto da Benigni e non c’è stato modo di fargli cambiare idea, tutti a dirgli’ Robe’ stai a fa’ metà Dante e metà Salomone, ma lui niente, dice «Io sono un narciso di Saron», ha voluto fare Giotto che dipingeva Nicoletta Braschi chiamandola Beatrice e mettendo la mano nello spiraglio.