2) Ar core je dovevi da dì: nun me rompe er ca’.
3) Il no più bello della storia repubblicana.
4) I peccati di pattume nun erano niente rispetto a quelli de la Raggi.
5) Imitavi i tre più grandi: Gassman, Bene e Eduardo, mejo de’na tris de Gabriella.
6) Perché il teatro è come un Lego: devi da smontallo e rimontallo, ridendo, e il pubblico con te.
7) Il teatro è un manicomio, il palco è una cella e il cinema e la televisione sale d’aspetto.
8) Amleto in mano a te diventa volontariamente una ninna nanna, che tanti altri attori c’erano riusciti, inconsapevolmente.
9) Ti arrotolavi le maniche della camicia urlando ‘a Claudio, come nessun Baricco ci riuscirà mai.
10) Con un gramelot c’hai detto che gli americani sono fondati su un rumore di fondo monologante, mentre i napoletani su un rumore di fondo dialogante.
11) Il tuo corpo era un’orchestra, con occhi, gambe e mani come melodie.
12) L’unico lettore che conosceva la relazione tra “Il mondo economico” e “Il cavallo”.
13) Un telefono, un lenzuolo o una bombetta, perché l’attore è solo contro tutti, in fondo è un gladiatore.
14) Analista politico, il primo ad aver intuito il nesso tra un ovo e la guerra atomica.
15) La fortuna ultradecennale del Vat 69. Il fischio maschio. Il menage che diventa menaje, amore ‘a more’, iva ova e uva, in fonno se gioca.
16) Stringevi Napoli in una mano, da prima di Antonio Casagrande.
17) Perché li itagliani se so’scordati, che la poesia non è un obbligo dalla recita natalizia al teatro impegnato.
18) Diciotto, diciotto, diciotto.
19) Jazzista da dizionario, con assoli di dialetti e giochi, errori e allitterazioni.
20) I fruscii di un disco con lectura Dantis.
21) “So’contento de morì de crepacuore” cantavi, perché l’attore ce rimette sempre er core. E questa cantala con Magni come in Tosca.