1) Gridava cose giuste e ora è uno splendido sessantenne. Anche se Marco Travaglio, Fiorella Mannoia, i girotondi, Pancho Pardi e Flores d’Arcais, Micromega e Margherita Buy, li avrei pronunciati più a bassa voce.
2) Il suo primo cortometraggio era “La sconfitta”, rivisitando in chiave comica il sessantotto. Non sapeva di aver ribattezzato solo il lungo corso della sinistra italiana.
3) Il suo sogno è stato sempre quello di voler ballare bene, in realtà ha fatto danzare la macchina da presa tra le strade deserte di Roma, inaugurando la samba su due ruote.
4) Spremuta d’arancia e cornetto vuoto, la pausa del latte e caffè, un bicchiere d’acqua al mattino. La colazione dei campioni in opposizione alla dittatura Kinder e Ferrero.
5) Titoli, botteghino giornaliero e misura delle pubblicità sui giornali. Quando l’economia culturale si scontra e soccombe con la geometria euclidea degli inserti dei quotidiani.
6) Con la lettera al papa in difesa delle telenovelas, la volgarità del dibattito con Michele Apicella e il filmquiz, Nanni Moretti rappresenta la critica televisiva mai ascoltata in Italia. Sarà per questo che il suo canale Instagram è il palinsesto più interessante delle tv via cavo.
7) Le parole sono importanti, vero, ma anche lo schiaffo a Mariella Valentini e al giornalismo pigro.
8 ) L’unico cinema interessante di Vincenzo Salemme, la gioventù dimenticata di Silvio Orlando, l’unico punk rocker italiano, Remo Remotti, e terrorizzare Laura Morante. Le premesse per far evolvere il cinema italiano c’erano tutte, ma non poteva fare tutto lui.
9) Per anni non ci siamo suicidati temendo che i nostri amici, interrogati sull’opzione, ci applaudissero.
10) D’accordo i Roxy Music, la collaborazione con i Talking Heads e David Bowie, ma la notorietà raggiunta da Brian Eno con “La stanza del figlio” in Italia è inequiparabile.
11) La differenza tra il sistema capitalistico occidentale e la realtà della sinistra italiana era semplice: loro avevano Willy Wonka e noi il pasticcere trotzkista nella Roma degli anni cinquanta.
12) Godimento personale o estetica, vantaggio soggettivo o giustizia. Il tunnel del montblanc era un dilemma d’Antigone che anticipava le divisioni delle amministrazioni sul ponte di Messina.
13) “Bianca” con la fissazione per le scarpe di Michele Apicella non è altro che il biopic di Salvatore Ferragamo.
14) E dire che Moretti ci aveva preannunciato che i medici non sono capaci di ascoltare. Ci stava mettendo in guardia dai virologi in tv.
15) Dopo il messianismo ebraico, russo e cattolico, si affianca anche quello morettiano: che prima o poi crede di ascoltare D’Alema dire qualcosa di sinistra.
16) “La cosa” un’indagine all’interno del comunismo italiano, più che un viaggio al centro della terra rossa, un esplorando il corpo umano e socialista.
17) «Ho voglia di litigare con qualcuno». Vai, Nanni: ci sono i novax.
18) La sera del 4 marzo 2018, quando ci fu la vittoria del Movimento Cinque Stelle Moretti decise di: a) farsi di eroina, b) rimpiangere le copertine dell’Espresso con le donne nude, c) rivedere la filmografia completa di Alberto Sordi (regista).
19) Tra la formazione dell’Inter di Herrera e l’Arcadia un movimento vuoto, dal liceo Marilyn Monroe alla lezione di storia con “Il cielo in una stanza”, Moretti aveva capito che la scuola italiana si era separata dalla società: nell’estremo tentativo di rincorrere il futuro in tutte le direzioni, perdeva il senso della realtà.
20) Se Battiato rimproverava una leggera risonanza sulle frequenze medio basse, Moretti chiedeva di alzare almeno un quarto di punto su “Close up”. La ricerca dell’assenza di disturbo, il nirvana acustico e visivo e il desiderio di vivere la realtà quasi in dissonanza, in un valzer di chiasmi.
21) Fa da giovane Davide contro il Golia Monicelli: lo strattona, rimprovera e condanna con sentenza in giudicato al cinema di un tempo passato. E se Arbasino tenta di innervosirlo, in un’altra puntata è Luigi Magni ad ammansirlo. Tutto quello che Paolo Virzì non è riuscito a fare in “Notti magiche”.
21/bis) “Hai fatto un film grazioso”.