Archivi categoria: ritratti

Tutto questo mal di denti un giorno ti sarà utile

5760Saul Bellow diceva che il due percento della sofferenza di un uomo ha a che fare con i denti. Ovviamente era uno scrittore e un uomo fortunato e quella fortuna lo portava a stimare al ribasso la sofferenza dovuta ai denti. Il suo amico Martin Amis portò quella sofferenza a una soglia molto alta, tanto da smettere di stimarla: niente percentuali, solo racconto. Per questo è curioso che due scrittori che si incontravano nella vita e nella pagina fossero così allontanati dal dolore dei denti. Continua a leggere

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Una Minà vagante

Gianni_Minà_disegno_BrunoBozzetto_resize-e16547873211081)      Piacere, Gianni: in Italia un nome che è investimento. Rivera, Brera, Mura, fiducia ad oltranza. Vicinanza e trasversalità, come Boncompagni e Morandi. Educazione per Rodari. Eccellenza per Agnelli. Gianni Minà le ha riassunte tutte.

2)      Il destino scritto da chi l’aveva preceduto: da nipote di garibaldino avrebbe indossato una camicia rossa, erede di sfollati del terremoto di Messina corse per primo per raccontare il Friuli per la Rai. E anche se il padre fu fascista salvò la vita e aiutò comunisti a scappare. Sempre dalla parte del buonsenso.

3)      Come il jazz che amava, ha vissuto senza confini prestabiliti, annegando nelle vene aperte dell’America Latina tra Brasile, Cile, Messico e Cuba, capace di virtuosismi nell’Argentina di Videla, narrando l’Africa senza mostrarla come succube, mantenendo sempre il grigio fumé del cielo di Torino, sognando una rivoluzione in LA. Continua a leggere

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Lucio Dalla non ha mai smesso di rincorrere un pallone

dalla-morandi-albumEsce fiero dall’ombra di un portico con una maglietta bianca da calcio antico, pantaloncini neri troppo corti come s’usava prima e i calzettoni abbassati alla Omar Sivori, ha la mano di Gianni Morandi sulla spalla e le loro ombre sul marmo di lato sembrano la proiezione di una statua di Alberto Giacometti, la foto è di Luigi Ghirri: ala solitaria e scarpinante, ed è la copertina del disco Dalla/Morandi del 1988. Continua a leggere

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Kobe Bryant: Fellini gioca a basket

kobe-bryant-1200Tra la via Emilia e l’Nba, su un campo di piastrelle, Do the Right Thing e Amarcord, Fellini e poi Spike Lee, prima i campi – la tabula rasa gucciniana – e le strade antiche marcate ai bordi dalle fantasie di un duomo, Giuseppe Verdi e la nebbia poi il rap e i grattacieli, perché Kobe Bryant era l’America in casa, che da Rieti a Reggio Calabria alleva il bambino che poi a Reggio Emilia sogna di diventare grande, s’immagina lontano guardando il padre Joe da vicino, su campi meno luminosi, senza Dream Team, ma con gli insegnamenti italiani: «A 11 anni ero il più alto della squadra, ma gli allenatori ci dicevano: se volete imparare a giocare a basket, dovete imparare a fare tutto. Nessuno ha mai pensato di farmi giocare da lungo perché ero alto. In America? Se sei alto ti dicono giochi da lungo, se sei piccolo ti fanno fare il play. Se sono diventato un giocatore completo, è perché sono cresciuto in Italia».

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Carlo Levi, padrone del tempo

IT.ACS.AS0001.0004275.0001Aveva la rara capacità di dominare il tempo, prima come pittore, poi come scrittore. Italo Calvino diceva che in lui vedeva e sentiva: «la compresenza dei tempi», sia per il suo libro più famoso: “Cristo si è fermato a Eboli”, sia per il suo quadro più visto: “Lucania 61”. Le due grandi opere dominano il tempo, lo spezzano e rimontano, riuscendo a rendere le storie che vengono utilizzate degli apologhi. Non è un caso che diversi titoli leviani siano diventati modi di dire, oltre il Cristo fermo ad Eboli e “Le parole sono pietre” c’è “Il futuro ha un cuore antico”. Continua a leggere

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