Archivi tag: Achille Lauro

Giorgio Bocca: Rajah bianco de Napule

Il rapporto tra Giorgio Bocca, Napoli e il Mezzogiorno è riassumibile in pregiudizi, cattivi racconti e speranze. Tanto che è difficile scriverne senza consegnarsi al neoborbonismo con l’orgoglio ferroviario che comincia e finisce sulla linea Napoli-Portici. Ma è anche vero che senza iscriversi alla contrapposizione Nord-Sud, è facile dargli torto. Per questo va subito detto che Bocca – innegabilmente venerato maestro del giornalismo – aveva letto i meridionalisti, a differenza di tantissimi meridionali che lo contestano, che conosceva Gramsci e Salvemini, Scotellaro e Alvaro, e giù giù fino a dare ragione – tra i pochi – a Leonardo Sciascia. Continua a leggere

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Malacqua, il grande cerchio

mLa pioggia a Napoli da fatto collettivo diventa sempre constatazione di solitudine, quella massima: la morte. Quindi cronaca e poi romanzo. Così la pioggia e una strada, Via Aniello Falcone, creano un cortocircuito elettrico: cronaca-storia-letteratura-letteratura-storia-cronaca. Da una voragine del 1969 che costò la vita ad Alfredo Cerrato si può arrivare alla caduta di un albero nel 2013 che è costata la vita a Cristina Alongi, passando per un libro, “Malacqua”, Continua a leggere

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Satyricon a Napoli ‘44

5307988_318113Non è possibile inchiodare il tempo, ma è possibile raccontarlo. Roberto De Simone l’ha fatto con una opera musicale, “Satyricon a Napoli ’44” (Einaudi, pagg. 366, euro 16,50) che solo apparentemente ha la forma del libro, un melodramma di memorie e suggestioni, note e canzoni, facce e strade; in realtà è un ritratto di Napoli, l’ultimo vero ritratto possibile dal basso, nell’anno scolastico ’44, con la chiesa di Santa Chiara bombardata – percepita come una prima Hiroshima in un egoistico pensiero d’amore – e San Gregorio Armeno che, nonostante la guerra, continua a produrre pastori con una perfezione ultraterrena. Il giovane De Simone esce dal “Pasquale Scura” conta gradoni, misura sentimenti, con una consapevolezza contemporanea e con i due amici – dickensiani – Carmine e Turiuccio, Continua a leggere

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Pugliese Nicola

unnamed-11È uno dei tanti mattini sonnolenti tirati fuori dal mazzo dei giorni. Il mare è lontano, non ci sono navi da aspettare, solo la vita all’osso. Il paese, Avella, è deserto, la piazza vuota. Qui vive Nicola Pugliese, scrittore di molti racconti (raccolti  a breve: “La nave nera”, dalla “Compagnia dei trovatori”), e di un solo grande libro: “Malacqua”, uscito nel 1977 per Einaudi. Quattro giorni di pioggia e una città immobile. Il romanzo è il verbale di un disastro – solo annunciato; cognomi e nomi, posti precisi e avvenimenti impalpabili. Pugliese ha lavorato come giornalista per “Abc”, al “Roma”, poi ha smesso. Baffi staliniani, doppie lenti, alto e spettinato, si presenta con un quadro in mano – visto d’ingresso della nuova vita. Dice che è figlio di Kafka, non di Magritte, gioca a scacchi con Antonio: eterno studente, fuma Pall Mall, saluta con: «w il re». È convinto che ad Avella tutto sia fermo al 1821, ma quando gli chiedo se sia monarchico come Alvaro Mutis, risponde di no, «anche se pensandoci bene sono tutti paesi avanzati quelli dove c’è ancora la monarchia». Si fosse occupato di sport, la storia sarebbe quella di Frank Bascombe, personaggio di Richard Ford raccontato in “Sportswriter”. La sua dote è la leggerezza. Continua a leggere

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