Archivi tag: Adriano Panatta

Guillermo Vilas: Gran Torino a Mar del Plata

123504423_4045323545484810_4713948155896038930_nVoler dimostrare all’Atp che il tennista Guillermo Vilas fu numero uno al mondo e che ha commesso errori di calcolo, è una impresa difficile, ma il giornalista Eduardo Puppo l’ha fatto, s’è messo a ri-analizzare partite e numeri, per anni ha cercato prove per regalare alla memoria del suo campione la verità che merita. Mentre Puppo cercava dati, trovava punti e quindi gesti, vittorie, città, campi, tornei, racchette, Vilas perdeva la sua memoria. Un documentario – “Vilas: tutto o niente” (su Netflix) – racconta questa impresa, con i nastri registrati da Vilas che ricordano la sua vita, e i dati messi in tabella da Puppo, una sorta di backstage dietro quelle partite. È un grande atto d’amore: per il tennis, la verità, e la giustizia. Continua a leggere

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Davis contro Golia. Quando il tennis smashiava la storia.

285647209_1058714268363063_7722993635078394299_nDa «Batti lei?» agli scolapasta d’oro, tra cinema italiano e Coppa Davis c’è più osmosi che separazione. Dopo le spalle tristi per Moretti e gli allenamenti di Garrone con Nick Bollettieri, arriva “Una squadra” di Domenico Procacci, epica di un tempo perduto e sigillo di un legame tra narrazione e azione.

Per calcolare la distanza dal 1976: una canzone di Domenico Modugno valeva più di una relazione di Gian Carlo Pajetta. Oggi abbiamo solo foto di trapper tra cocktail, salotti e concerti. Continua a leggere

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“È stata la mano di Dio”: ‘na cosa a dicere

locandinapg1«Tutto è autobiografia, niente è una confessione», scrive Amos Oz in “Una storia di amore e di tenebraraccontando la sua famiglia, forse avrebbe dovuto utilizzarlo come epigrafe anche Paolo Sorrentino ne “È stata la mano di Dio”, evitando le domande travagliesche sulla verità – sopravvalutatissima – che ora abitano anche i critici cinematografici. Sorrentino sceglie Maradona come epigrafe e il suo: Ho fatto il possibile, come a dire questa è l’acqua. E trattandosi di acqua napoletana degli anni Ottanta, c’è tantissimo. Si comincia con un San Gennaro pop-gagà-desichiano e si finisce con un monaciello che saluta un treno come se salutasse il Rex. Magia, affetti, evocazioni, per quello che non si è visto e si inventa, o per quello che si è vissuto e lo si reinventa. Tutto il cinema precedente di Sorrentino aveva un ritmo ovattato, grandi estetismi, ricerca della scena, e ora sappiamo che doveva fare da preludio a questa eruzione di semplicità. Continua a leggere

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A Pietro è andata bene

Da giorni, Nanni Moretti, posta sull’Instagram foto di sport: tuffi, calcetto, pallanuoto, poi ha messo un campo da tennis e ha annunciato di essere stato felicemente battuto da Pietro – suo figlio – per 6-3, 6-3, 6-0, e tutti abbiam rivisto la sequenza di Aprile (1998) quando Moretti gli fa il bagno e lo invita a rinforzarsi le spalle per non venir su come i tennisti italiani degli anni Novanta: futili e poco vincenti. Era l’ultimo Moretti intimo e politico sullo schermo, dopo sarebbe venuto un cinema differente. Ora quel cinema da Caro diario prosegue sull’Instagram, e possiamo vedere o il backstage dei film o la continuazione – con altri mezzi – di quella vita. E, che sia il tennis a raccontarcelo, ci fa pensare al ruolo svolto nei rapporti familiari e di amicizia di altri attori e registi. Dal torneo de “Lo scolapasta d’oro” di Ugo Tognazzi a Torvaianica – nato come risposta, in commedia, alla Coppa Davis – col figlio Ricky e Paolo Villaggio e Gassman e Luciano Salce, Raimondo Vianello, Carlo Giuffré, Lando Buzzanca, Renato Rascel, Gigi Rizzi, Fred Bongusto, Vittorio Cecchi Gori, Franco Interlenghi, Giuliano Gemma: in una comunione di set. Impossibile non pensare ad Adriano Panatta e Villaggio, al loro legame, e al fantozziano «Batti lei?». E anche se Panatta ha dato al cinema un cameo in un brutto film, sublimando il rumore del colpo piatto, il pof della pallina, il grande tennista del cinema era Gillo Pontecorvo, e sarebbe stato bello vederlo affrontare, oggi, Matteo Garrone, che fu allievo dell’accademia di Nick Bollettieri a Bradenton. E anche se Vittorio Gassman veniva dal basket, pare che fosse ostinatamente difficile da piegare, soprattutto per i suoi figli: sia Emanuele (Salce), quello acquisito, che Alessandro, quello naturale, non riuscivano a batterlo e lui un po’ se ne doleva un po’ gongolava, misurandoli sul campo, scrivendolo in libri e diari, e riservando ad Alessandro – come se fosse il suo Nadal – un pensiero ironico e terribile appoggiato sulla seconda palla di servizio: Questo figlio mio, da grande, sarà violinista o pappone? Quasi che il tennis, negli anni, conservando aristocrazia e intimità, servisse a regolare la sostanza della vita, a farla intravedere. Insomma, a Pietro è andata bene.
[scritto per Lo Slalom]
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Memorie di Adriano (Panatta)

Un po’ Marguerite Yourcenar, con le “Memorie di Adriano”, un po’ album di famiglia, quella del tennis, compilato da Panatta con Daniele Azzolini, con sincerità e molta ironia, concludendo con due grandi foto di gruppo: i migliori e le migliori 40. Perché “Il tennis è musica” (Sperling & Kupfer) è anche un modo di fare i conti col proprio sport, ricordare quelli che se ne sono andati e quelli che ancora giocano, quelli che hanno allargato il campo e quelli che l’hanno ristretto, con la leggerezza romana che Panatta ha allenato e amplificato frequentando quella singolarissima di Paolo Villaggio. E, infatti, Adriano alterna, il modo di stare al mondo e in campo, partendo dal metodo australiano, che aveva appreso allenandosi a Sydney e a Brisbane, nel 1969, Continua a leggere

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