Archivi tag: Adriatico

Ma l’epoca mia sembra fatta di poche ore

“Un gallastrone che canta fuori orario alle prime stelle, andato oltre Cartesio (penso dunque sogno)”, si descriveva così, anni fa, in una prefazione a Jorge Valdano. Gianni Mura è il gioco che dalle strade del ciclismo e dai campi di pallone arriva alle pagine. Etica ed estetica che trovano forma nella parola, senza perdere le radici di quello che, incontrando i suoi occhi, gli ha dato stupore. La forza della sua scrittura viene dall’esattezza del suo sguardo, che diventa credibilità del racconto. È l’anomalia che alimenta la speranza, tenuta da una leggerezza che dopo 30 Tour de France gli fa già pensare a quello dell’anno prossimo. Continua a leggere

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Tra i gelati e le bandiere

Capace di sopravvivere ad ogni estate e rimanere sempre se stessa – un errore di saggezza turistica –, drammaticamente contemporanea. Per Marco Bauer, rampante giornalista nel romanzo di Pier Vittorio Tondelli “Rimini”, è una occasione da non perdere, per Federico Fellini era da ricostruire a Ostia, per Fabrizio De André una donna triste tradita da una promessa venuta dal mare, per Paolo Villaggio un istinto da reprimere come e più d’un romanzo russo, per Marco Pantani fu l’ultima salita: Continua a leggere

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Il blues del Po

Il Po è un blues per uomini soli, orfani di un mondo scomparso. A cantare è la voce di un pazzo, che attraversa paesi e città irrompendo nel silenzio di sperduti borghi, tenendo compagnia, volando nei campi, riempiendo giorni e notti: fra il frinire delle cicale, gracidar di rane e sgasi di trattori che arrancano rivoltando zolle di terra dura. Il suo è un lamento penetrante, nenia, che ricorda errori fatti, donne perdute, pesce cercato invano. È la vita che passa e gira, si perde e ritorna, sinuosa e incurante, specchio, sputo, ladro, giudice, testimone, accusa. Processo a cielo aperto, udienza continua, spada, mattini di nebbia e infiniti pomeriggi di sole. Piano piano entri nel suo lamento e in quello della sua gente. Devi stargli intorno come un chierichetto col parroco, assecondarlo, capire il rito, avere fede, e poi se hai cuore e fiato di stargli anche dietro senza perderti: impari ad ascoltarlo, e ne rimani rapito. Unisce più di uno stato, si porta dietro il fascino di una religione, ma a capirlo sembrano rimasti in pochi. I suoi 650 chilometri di bellezza negli ultimi trenta anni sono diventati una ferita, e tutti quelli che si avvicinano domandano solo del suo stato di salute, incuranti di quello che ha generato, ignorando le storie, le esistenze che trascina, le emozioni e le attese che ancora fortemente suscita. Continua a leggere

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