Ci fosse Omero avremmo, per Alex Zanardi, la Peripéteia: un poema di imprevisti, mutamenti e vittorie. L’eroe è solo uno che non si scoraggia, direbbe lui, unendo Ettore e Achille in una Nike di Samotracia: dove gli arti sottratti sono invertiti. Al posto delle braccia via le gambe. Un corpo scolpito dagli Dei e minato dal fato. Rimangono le ali, e Alex se l’è fatte bastare, continuando a volare, cambiando piste e mezzi, tragitti e paesi, ma andando fino in fondo, cadendo e rialzandosi, perdendo e tornando a vincere, in un continuo leva e metti che ricorda – in grande e a velocità da capogiro – la vita di tutti noi. Zanardi corre. Zanardi non sta fermo, non ci riesce proprio. Zanardi se ne inventa una nuova ad ogni albo. Come in un fumetto. Anzi un fumetto. Caparbio. Sicuro. Diretto. Zanardi da Castel Maggiore, figlio d’un idraulico e d’una camiciaia, niente a che vedere con la ricchezza, molto con i sacrifici. Continua a leggere