Archivi tag: Andrea Pirlo

Una carambola di stupore

Ogni volta che devo raccontare una cosa come questa che sto per scrivere, e che poi alla fine non scrivo, mi sento in una situazione che descriveva Bertolt Brecht: “Sto seduto sul bordo della strada, l’autista cambia la ruota. Non mi piace da dove vengo. Non pi piace dove sto andando. Perché guardo il cambio della ruota con impazienza?”. E infatti di solito non la faccio, lascio perdere. Anche perché leggo in un mucchio di blog la gente che si vanta e racconta cose di sé, era quello che in cinque anni ho sempre cercato di non fare, volevo sparire scrivendo il mio blog, volevo che fossero le storie ad apparire e non io, e guardandomi indietro pare che l’operazione sia riuscita. Continua a leggere

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Quando le squadre le facevano i gesuiti e le aree di rigore le sgombravano i carabinieri

E uno come Zoff, dico della stessa misura umana, non solo capa­ce di armonizzarsi al gioco, ma proprio della stessa creta, era Luigi Meneghello che – saetando in rete il palón – molto prima di Matteo Darmian e Graziano Pellè o Vialli o Zola, dimostrò in Premier Lea­gue che un italiano poteva essere ripetutamente il migliore in campo. E sul campo aveva imparato l’inglese, prima di finire ad insegnar­lo, mischiandolo al tatticismo delle parole italiane. Cros, Ossei, Au, Tròine, Còrne, Gol. E sempre sul campo aveva imparato il rispetto per le regole e gli uomini, che lui si trascinò su su anche in monta­gna, quando il catenaccio era una esigenza e col contropiede non si vincevano i campionati ma le guerre. Il gioco del pallone era entrato nella sua vita prima delle lettere, e poteva, anche, parlare a lungo di motociclette come un meccanico cresciuto alla Guzzi; Continua a leggere

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Buffon, 20 anni ti sembran tanti poi ti volti a cercarli e non li trovi

A dispetto di quello che il mio editor pensa, non ho nessun problema ad ammettere che l’ultima finale di Champions di Andrea Pirlo è stata al di sotto delle aspettative, e che il migliore in campo tra gli juventini è stato un altro, il portiere Gianluigi – che tutti chiaman man­zonianamente Gigi – Buffon. Quella finale è come un nido d’uccello costruito sul ramo più alto, una fatica enorme fatta cercando il cielo. Appare a tutti impalpabile e lontana. Quando Bettega gli rispose che «alla Juventus le occasioni con mancano», era appena finita la finale di Champions League del 2003, Gigi Buffon stava nei corridoi dell’Old Trafford a fumare e chiedersi ad alta voce: quando cazzo mi ricapita una finale di Champions? Quelle parole del dirigente juventino non bastarono, cadde in depressione, Continua a leggere

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I pedadori dell’arca perduta

«È il destino dell’archeologo quello di vedere frustrati anni e anni di lavoro e ricerche», dice il professore Henry “Indiana” Jones Junior nel primo film della saga di Spielberg (un mondiale vinto nel 1974), preannunciando la fatica delle partite che lo aspettano, a lui come a Pirlo vengono affidate le ricerche che siano gol o arche, a quelli come loro si chiede alla Pizzul: «di soffrire per conto della squadra o del paese» e di «mettersi a disposizione del mister o del governo», e Pirlo come un ufficiale a Caporetto tiene la linea, difende il suo confine e contrattacca, violando, senza farsi prendere le fila degli avversari-nemici. Ma quello che sa, da archeologo del pallone, è che presto tutto questo non sarà possibile, non servirà più, perché stanno arrivando i Bale. Chi sono i Bale? Continua a leggere

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Lo schema Chrysler

Pirlo, a differenza di Fini, ha scelto la Juventus, e a Torino ritrova la materialità di una squadra che ne riconosce il peso borġesiano di magia e verità, e gli lascia gestire biblioteche e squadra, e se non fosse per l’ego-tismo di Sergio Marchionne gli Agnelli gli affiderebbero anche la Fiat. Ma nell’azienda si sta sviluppando un acceso dibattito tra uomini e zona, Marchionne è un sostenitore del calcio estero, vuole investire nei paesi dove il pallone non è ancora diventato religione e pretende un aziendalismo da Barcellona con tutti a giocare con il medesimo schema, mentre i tesserati Fiat – ancora legati al calcio a uomo – reclamano un trattamento balotelliano ma purtroppo hanno la Camusso e Landini e non il grande Mino Raiola. La sinistra italiana non è ancora pronta per affidargli la Fiom, «il paese non capirebbe»  Continua a leggere

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