Nel giornale di oggi
ho trovato una divinità
gioia improvvisa
che ha allontanato
la disperazione:
un volto di ragazza. Continua a leggere
Nel giornale di oggi
ho trovato una divinità
gioia improvvisa
che ha allontanato
la disperazione:
un volto di ragazza. Continua a leggere
Mi chiamo Dragoslav, e il mio è un nome da assassino. Ho perso il conto di tutti quelli che ho ammazzato. Ogni volta che provo a contarli me ne manca sempre qualcuno. La mia era diventata un’abitudine. Agivo in automatico e infatti avevo perso la voglia. Pure quando sono andato via dall’Italia e mi sono piazzato a Mosca, ho scoperto che erano bugie. Non bastavano due omicidi per andare a comprarsi una squadra inglese, ci voleva un’impresa che significava mai più. E io sono un testardo, alla fine ci sono riuscito. Ho accettato di fare una cosa che nessuno si sentiva di fare, nel centro di Mosca. Una cosa che avrebbe cambiato la storia di quel paese, almeno così pensavo. C’è voluto un bel po’ per preparare l’operazione, anche per definire il prezzo, ma alla fine ci siamo accordati. Continua a leggere
Trovo una perdita di tempo spiegare come uno scrittore abbia apparecchiato, apparecchia e apparecchierà le sue storie, come nascono i personaggi, che voleva dire, che cosa ha pensato, se ha sofferto o meno, se la sua è una confessione o se ha immaginato tutto, fare queste cose è come mettere le didascalie al romanzo, una sconfitta. È come chiedere a un ragazzo di venire accompagnato a scuola dai genitori, è umiliante. Però quando ti ritrovi una schiera di avvocati che non ha capito il tuo libro, fai uno sforzo. Per questo eccomi qua a cercare di raccontarvi che cosa ho combinato, per gli avvocati della FIGC, per l’allenatore della nazionale italiana al quale come recita la quarta di copertina e la fascetta scelta dal mio editore (Chiarelettere), è ispirata la vicenda del protagonista del mio libro “Per favore non dite niente”. Continua a leggere