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Il libro che verrà

Cosa manca alla letteratura italiana di questi anni? Ma un romanzo di eccessi, una staffetta che va da Caligola a Corona passando per Berlusconi con una spruzzata di Bianciardi, e ancora non basta. Storia d’amore laterale. Sarebbe meglio con una lingua doppia, ma niente camillerismi, piuttosto dei piani gaddiani. E basterebbe? Certo che no, dividerlo in tre parti, per raccontare il passaggio da solido a liquido e infine gassoso del nostro paese, aiuterebbe. Protagonista un Eliogabalo in versione Totò le Moko. Continua a leggere

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Italia – Belgio

– E se fosse una sfida tra scrittori?

– Cioè?

– Invece della partita, una sfida tra scrittori.

– È un nuovo gioco?

– In un certo senso. Continua a leggere

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Il Capitale Guardiola

Le cose ci sono, poi non ci sono più, il tempo consuma tutto. Cadono le case, muoiono le persone, cambiano gli allenatori: quelli che perdono e anche quelli che vincono. Così Pep Guardiola lascia la panchina del Barcellona, dopo 4 anni e tutti i record battuti: titoli, gol, partite. Il suo gesto si chiama contrazione corrispondente al quarto anno di ultravittorie. E non lo fa perché ha una offerta migliore – anche se non mancano, poi finirà al Bayern Monaco – ma perché desidera un anno normale, “senza questo pazzo calcio ogni tre giorni”. Diciamo subito che Guardiola sta al calcio come Barack Obama alla politica (quando – come fa Stephen King nel suo ultimo romanzo 22 11 1963 – bisognerà dire dell’evoluzione della specie, per il calcio si citerà lui, anche se continuo a preferire Bill Clinton e Mourinho), Continua a leggere

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Perfido y caliente Sivori

Sivori, «el Cabezón», è una vipera. Sivori gioca a poker fino alle cinque del mattino. Sivori si allena a stento una volta la settimana, poi va in campo e sciorina con impudenza art pour l’art. Sivori è un autentico hijo de la Pampa. Sivori è un’emanazione infernale, un fuco che pur essendo fatuo brucia dannatamente gli spiriti. Oltre che la faccia, sembra che abbia sporca, anzi, lurida, anche l’anima. Con i glutei che ondeggiano in una mal edifica finta danzata infliggendo il marchio dell’irrisione sugli avversari, infilando ingiuriosamente la palla fra e gambe del suo marcatore: «tunnel!», e una pernacchia con firma. Continua a leggere

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Il nome delle cose

mEntrando in casa di Roberto De Simone viene da pensare e cantare con Franco Battiato dell’esoterismo di René Guénon, se non ce ne fossero già abbastanza di note e parole, musica e canzoni, scritte dal maestro. Se ne sta piccolo e dritto, in piedi, aspetta che gli passi davanti per stringergli la mano e salutarlo, ha di lato un pianoforte e intorno una marea di presepi, pastori, e bambinelli sparsi su tavoli che quando non interrogano la smorfia contano le figure del gioco dell’Oca. Per sedersi, poi, è una riffa, bisogna scegliere la sedia o poltrona non minata da una fragilità tutta del tempo e forse dall’incuria per degli oggetti che sono troppi e, che, come il maestro, tendono a lesionarsi Continua a leggere

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