Archivi tag: baseball

Borges gioca a baseball

Appare subito Jorge Luis Borges, a vederlo in azione. Ma è Norman Lewis, il nuovo campione di baseball dei Los Angeles Dodgers. Per lui i paragoni si sono sprecati, arrivando a chiamare in causa il grande Sanford “Sandy” Koufax. Solo che Norman lancia senza guardare, avendo perso la vista, ma a vederlo giocare nessuno nota la differenza.

Cosa è: un miracolo o la vittoria della razionalità?

«Sono il farsi di Dio, la mia imperfezione è la speranza dell’umanità». Continua a leggere

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Fidel y Diego

Una fortuna per entrambi: due icone, due entità quasi sovrannaturali, due uomini estremi che si riconoscevano e usavano, salvandosi. Insieme si rimettevano a cercare la gratitudine pubblica con un azzardo sentimentale da padre e figlio. Diego Maradona nel 2000 era sfinito dalla droga, aveva chiuso col calcio, bordeggiato la morte e visto el barba; Fidel Castro aveva bisogno di un testimonial per la sua rivoluzione sempre più stanca; unirono necessità, desideri e orizzonti: ne venne fuori un romanzo pop. Continua a leggere

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Ultrà a New York

Green_street_hooligans_fightHouston abbiamo gli ultrà, e più di un problema. Ora che il calcio americano ha la sua prima vera rissa, l’esportazione è completa. Il progetto può finalmente dirsi concluso. Il fútbol ha messo radici nell’altra America, quella del nord. Il sospirato gene dell’irresponsabilità contenuto in ogni stadio di calcio che si rispetti: ha messo piede a New York. Continua a leggere

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Una lettera d’amore, scritta da Elvis Presley

Ethan LevitasTutti conoscete la storia di David Levit, quello che fece e come si concluse la sua esistenza, quello che non sapete sono le cause che lo portarono a compiere quei gesti che furono titoli di giornali e infinite discussioni in tv. Perché c’è una grammatica per tutto. E in fondo alla strada, con il giorno che se ne va, c’è di sicuro qualcuno che può insegnare quella che fu la scelta di David Levit. Sì, certo assassino, qualcuno aggiunge con ragione, ma i tribunali non contemplano ragione davanti alle decisioni di violenza. La sua fu una triangolazione di calore e cuore, Continua a leggere

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Il caso Early Dog

Early Dog sta appoggiato al muro dello spogliatoio prima della partita, i giornali hanno scritto che «schiaffeggia le palle come se fossero donne», e lui ha detto che «gli sembrava una bella immagine, ma che non era così». Piuttosto: «penso a un sopruso prima di battere e allora trovo forza, e mi vengono i fuoricampo». Ma lo aveva detto sempre tenendo quell’aria dimessa che faceva di lui un campione amato del baseball, di quelli che poi venivano identificati col bene negli anni che hanno giocato, e i loro campionati diventano parti estese del cuore di chi li evoca, e si portano i nomi eternamente sulla punta della lingua. Early Dog era un faro sempre acceso in campo. Uno che potevi giurarci ti avrebbe riscattato, un battitore che sanava le imperfezioni delle squadre di cui vestiva la maglia. E quando gli chiesero perché non avesse lo sguardo avvelenato che hanno i campioni, rispose che «la poesia non c’entra un cazzo con le mazze da baseball, piuttosto ogni partita è un viaggio di un bimbo», e che lui aveva avuto una infanzia tranquilla, per questo giocava così bene. Continua a leggere

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