Archivi tag: basket

Lucio Dalla non ha mai smesso di rincorrere un pallone

dalla-morandi-albumEsce fiero dall’ombra di un portico con una maglietta bianca da calcio antico, pantaloncini neri troppo corti come s’usava prima e i calzettoni abbassati alla Omar Sivori, ha la mano di Gianni Morandi sulla spalla e le loro ombre sul marmo di lato sembrano la proiezione di una statua di Alberto Giacometti, la foto è di Luigi Ghirri: ala solitaria e scarpinante, ed è la copertina del disco Dalla/Morandi del 1988. Continua a leggere

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Kobe Bryant: Fellini gioca a basket

kobe-bryant-1200Tra la via Emilia e l’Nba, su un campo di piastrelle, Do the Right Thing e Amarcord, Fellini e poi Spike Lee, prima i campi – la tabula rasa gucciniana – e le strade antiche marcate ai bordi dalle fantasie di un duomo, Giuseppe Verdi e la nebbia poi il rap e i grattacieli, perché Kobe Bryant era l’America in casa, che da Rieti a Reggio Calabria alleva il bambino che poi a Reggio Emilia sogna di diventare grande, s’immagina lontano guardando il padre Joe da vicino, su campi meno luminosi, senza Dream Team, ma con gli insegnamenti italiani: «A 11 anni ero il più alto della squadra, ma gli allenatori ci dicevano: se volete imparare a giocare a basket, dovete imparare a fare tutto. Nessuno ha mai pensato di farmi giocare da lungo perché ero alto. In America? Se sei alto ti dicono giochi da lungo, se sei piccolo ti fanno fare il play. Se sono diventato un giocatore completo, è perché sono cresciuto in Italia».

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Il rock’n’roll di capitan Sacripanti

È molto lontano dai mobilifici brianzoli, pur provenendo da Cantù, anche se trasmette concretezza. Ha i modi felpati, Stefano “Pino” Sacripanti, e il senso dell’amicizia del “Noodles” di Sergio Leone ma canta “Un giorno credi”. Uno al quale piace la puzza dei palasport, per questo ha scelto di “scendere” in A2 e allenare il Napoli Basket. Continua a leggere

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Discorso “unico” su due piedi

La prima battuta è di Enrico Ghezzi, con la parificazione tra il tempo di gioco delle partite di calcio e la durata standard hollywoodiana dei film, ed è un cross per Carmelo Bene: che distrugge il cinema e salva le partite. Il resto è gioco, scambio da ping pong verbale parlando di calcio (perlopiù), tennis, basket, cinema e teatro. È il “Discorso su due piedi” tra Bene e Ghezzi che ventuno anni dopo torna in libreria con la Nave di Teseo (era uscito nel 1998 per Bompiani), rimanendo ancora valido, perché estremo e volutamente laterale, un magma di enunciazioni, diverse teorie, qualche teorema, tanti giudizi e frammenti di sport, e in mezzo: l’assolutezza di Carmelo Bene, la capacità di strologare sull’atto, in una esaltazione del racconto partendo dal gesto, scegliendo il brasiliano Romario come “immediato io”, Continua a leggere

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Fognini: l’ultimo tra i dissipatori indolenti

Caratteristiche degli italiani nella versione “geni chiusi nella lampada” che lasciano uscire solo sporadici e improvvisi segnali di fumo: accentuato narcisismo fino alla creazione di giornate no; vette di isterismo capaci di demolire anche il più innamorato degli ammiratori; tecniche varie di dissipazione con grande autorità nel calarsi in pozzi di sconfitte e angoli morti; una idea lunare del proprio sport o arte; e l’indolenza come categoria sovrana; a margine per le interviste singole o collettive l’ammissione di debolezze varie, vizi privati che non diventano pubbliche virtù, scorci di conflitti familiari veri o presunti, un possibile orizzonte meraviglioso lasciato agli altri per eccesso di egoismo verso se stessi, intorno: sudore, speranze – deluse in larga parte –,capacità eccelse e partite persino memorabili, in fondo in fondo a fare due conti: qualche vittoria, significativa, se capita. Continua a leggere

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