Alfred Harris (Chicago, 1975-New York, 2011). Scrittore, giornalista, regista. Esordisce nel 2004 con “Guardare dentro”, centouno racconti da stanze di motel nell’America di provincia. Segue nel 2005, “Metodo dell’annegamento”, singolare raccolta di reportage che metteva insieme diversi tipi di dolore. Il libro viene contestato per le descrizione degli incidenti, si parla di eccesso di macabricità. Harris scrive un memorabile articolo per il New Yorker, sull’importanza del dettaglio senza compiacimento, successivamente adottato nelle università. Aveva promesso di farne un saggio, ma era troppo preso da quello che è ritenuto il suo capolavoro: “La pistola a vento” (2008), romanzo su un supereroe, Krump, che ha questa pistola capace di scatenare il vento, e sulle sue avventure per difenderla dai russi e dai talebani che vogliono appropriarsene. Anche con questo libro, Harris, divide, ma vince il Pulitzer :“per la capacità di irridere il male”. Successivamente gira il suo primo e unico film: “Pellicola azzurra dell’Ohio”,(2010), premio speciale della giuria al Sundance Festival. Fa in tempo a pubblicare: “Il nostro Jason”, short story, che racconta di Jason Gopnik, un bimbo di 8 anni, sopravvissuto all’uragano Kathrina, che ha passato dieci giorni a vegliare i cadaveri dei suoi genitori, (“opera di struggente dolcezza, degna del McCarthy de “La strada”, New York Times). Viene ucciso a New York,il 21 ottobre 2011, per strada, con 4 colpi di pistola, da un fan, Richard Harrison, due giorni dopo l’uscita del suo ultimo libro: “La strategia dell’erba”. Strampalatissimo viaggio on the road dal Messico al Canada, protagonista un ragazzone nero di nome Alfred H. Il regista Sean Penn ha acquistato i diritti della storia, girerà un film. Harris, sul suo blog, in un post dal titolo “tra le case e il vento” si era definito “cacciatore d’ombre”, e la sua fidanzata Helen ha deciso di scriverlo sulla lapide.