Archivi tag: Carmelo Bene

Bene, se mi dici che ci trovi anche una critica in questa storia

95930570_3491281564222347_1681897854399938560_nLeggendo di seguito tutte le interviste date da Carmelo Bene in vita ho avuto l’impressione che invocasse la critica come un papa fa con Dio, forse perché aveva servito «un’infinità di messe». Sembrava ne avesse un bisogno fisico, che la sentisse sorella, madre, sposa, lui che era un cattivo fratello, non era stato poi un bravo figlio e nemmeno un marito modello. Che, insomma, Bene, riconoscesse alla critica il ruolo che oggi non ha. Quasi ne sentisse l’assenza sul palco, come se gli venisse a mancare la voce, un braccio, una gamba, un occhio. Certo, la voleva anche al servizio, al seguito, poi no, la desiderava schiava ma imparziale, vicina ma distante, un ossimoro in movimento. Voleva essere analizzato, capito, raccontato. Lo pretendeva. Ne parla sempre, sempre. In ogni intervista. La invoca, la blandisce, qualche volta la riconosce persino. In pochi momenti, grazie ai francesi, sembra anche contento, fuggevolmente. Continua a leggere

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Mennea: la Nasa del Sud

Non aveva né piste né tradizione il Sud dal quale veniva Pietro Mennea, era selvaggio come il west, aveva le ortiche più del cemento ed era amaro come un campo di cotone. Eppure, nonostante, o forse per via di, l’Italia ebbe Pietro Mennea. Il professor Carlo Vittori gli diceva: «Se non ti sei allenato, Dio non può fare niente» e quindi Mennea era anche il Sud del Sud dei santi ma senza Dio. Ma non si arrangiò, si sforzò, si programmò, e vinse. Continua a leggere

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What a Wonderful World

275811681_712100899791118_7555198102833491622_nZelens’kyj pensa al grande futuro dell’Ucraina, divisa in quattro grandi serie: Netflix, Prime, BBC e HBO.

Se Obama per Clint Eastwood era una sedia vuota, Biden corrisponderà a un divano a tre piazze.

Per Putin vale la regola dell’oligarca: quando voi ancora mangiavate con loro le tartine, noi avevamo già ordinato la quarta vodka, urlando merda. Continua a leggere

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Gigi Proietti in ventuno punti

1) Mandrake vince pure quanno perde, figuriamoci oggi.
2) Ar core je dovevi da dì: nun me rompe er ca’.
3) Il no più bello della storia repubblicana.
4) I peccati di pattume nun erano niente rispetto a quelli de la Raggi.
5) Imitavi i tre più grandi: Gassman, Bene e Eduardo, mejo de’na tris de Gabriella.
6) Perché il teatro è come un Lego: devi da smontallo e rimontallo, ridendo, e il pubblico con te.

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Discorso “unico” su due piedi

La prima battuta è di Enrico Ghezzi, con la parificazione tra il tempo di gioco delle partite di calcio e la durata standard hollywoodiana dei film, ed è un cross per Carmelo Bene: che distrugge il cinema e salva le partite. Il resto è gioco, scambio da ping pong verbale parlando di calcio (perlopiù), tennis, basket, cinema e teatro. È il “Discorso su due piedi” tra Bene e Ghezzi che ventuno anni dopo torna in libreria con la Nave di Teseo (era uscito nel 1998 per Bompiani), rimanendo ancora valido, perché estremo e volutamente laterale, un magma di enunciazioni, diverse teorie, qualche teorema, tanti giudizi e frammenti di sport, e in mezzo: l’assolutezza di Carmelo Bene, la capacità di strologare sull’atto, in una esaltazione del racconto partendo dal gesto, scegliendo il brasiliano Romario come “immediato io”, Continua a leggere

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