L’indolente Gonzalo Higuain, tra epopea ed elegia pallonara, dribblando la sua insolvenza, ha convinto tutti, anche gli scettici, quelli che lo davano smarrito a Rio de Janeiro, perso in finale, dimenticando il gol da Parola segnato poche partite fa alla Roma. Questa volta, in una sterminata partita, che più di una finale, era un regolamento di conti western, con flashback da Pechino, ha riscosso la taglia e vinto il duello con Carlos Tevez; altro argentino, faccia sporca e animo pure, da Sergio Leone, rispetto a quella greca di Higuain – come da calendario ufficiale – Oliver Stone. Continua a leggere