Archivi tag: Diego Abatantuono

La vera passione di Mazzacurati

sddefaultQuello che per anni la politica aveva cercato di separare, la letteratura e poi il cinema erano riusciti a tenere insieme. Registi come Carlo Mazzacurati, una volta spalancata la porta d’Europa all’Est, hanno dedicato la loro filmografia a un lavoro di intreccio, tra fabula e mondi, dell’incontro tra Occidente e tutto ciò che si era solo immaginato dietro la Cortina di Ferro. Comincia nel 1992, con “Un’altra vita”, per continuare con “Il toro”, “Vesna va veloce”, per poi arrivare a “La passione” e “La sedia della felicità”. Non fa differenza che la coprotagonista sia russa, ceca o slava, per i film di Mazzacurati è necessario che i due mondi, italiano e straniero, siano destinati a non comprendersi subito, ma a studiarsi e conoscersi, capendo che è impossibile isolare una parte dall’altra. Fino a uno slancio, quello che manca oggi. Continua a leggere

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Trent’anni di “Mediterraneo” – Blues

1. Perché la guerra, come l’Erasmus, ti fa capire che hai perso tempo all’estero. Per un programma non tuo.
2. Salvatores aveva intuito, prima di tanti altri, che Bisio sarebbe stato il primo a disertare la bellezza e l’amicizia.
3. Nelle isole a sud c’è la salvezza, dove la pittura è cinema per intenditori e le chiese ortodosse sono meglio di Cinecittà.

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Decameron2020

Riunione straordinaria del cinema italiano, in seguito al Corona virus, convocati i registi più importanti per un nuovo Decameron, dopo ore di discussioni, qualche rissa e la rivendicazione di Oscar, David, Palme, Orsi e incassi si è arrivati a questa divisione di novelle e parti, dopo aver dovuto scongiurare il pericolo di vedere la scritta in apertura: “Decameron” da una idea di Stefano Accorsi – che aveva chiamato i registi a raccolta –, poi si è votato per lasciare il soggetto al solo giovane sceneggiatore già autore del libro, tal Boccaccio Giovanni. Ecco i dieci film da una ora l’una, dove nemmeno Krzysztof Kieślowski era arrivato: Continua a leggere

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Il sud del sud del Santo Abatantuono

Per quanto tempo si può abusare di una visione? E quanto ci mette per tornare sui suoi passi e colpire chi l’ha generata? Siamo in Italia, quindi anche secoli: il tempo perfetto per l’Adelphi di Roberto Calasso. Che, esaurita la Mitteleuropa, è passata al racconto fané del Sud Italia, dopo la Sardegna e la Campania, è arrivata all’estate salentina che: “arrancava in oro liquefatto colando sui campi granata” di Omar Di Monopoli (purtroppo per lui D maiuscola) con “Nella perfida terra di Dio”, aperta da “una impronta rancida” e chiusa con “un piccolo segnale celeste”. Immaginando tutta una impalcatura che da Carlo Emilio Gadda scende ad Andrea Camilleri, sogna Antonio Pizzuto, e invece inciampa in Salvatore Niffoi, per cadere in una noia da pomodori stesi al sole ad asciugare. Continua a leggere

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