Quello che per anni la politica aveva cercato di separare, la letteratura e poi il cinema erano riusciti a tenere insieme. Registi come Carlo Mazzacurati, una volta spalancata la porta d’Europa all’Est, hanno dedicato la loro filmografia a un lavoro di intreccio, tra fabula e mondi, dell’incontro tra Occidente e tutto ciò che si era solo immaginato dietro la Cortina di Ferro. Comincia nel 1992, con “Un’altra vita”, per continuare con “Il toro”, “Vesna va veloce”, per poi arrivare a “La passione” e “La sedia della felicità”. Non fa differenza che la coprotagonista sia russa, ceca o slava, per i film di Mazzacurati è necessario che i due mondi, italiano e straniero, siano destinati a non comprendersi subito, ma a studiarsi e conoscersi, capendo che è impossibile isolare una parte dall’altra. Fino a uno slancio, quello che manca oggi. Continua a leggere