Archivi tag: Diego Armando Maradona

Annunciazio’, Annunciazio’

cover villeggiantiDi nuova costruzione, a pochi metri dalla spiaggia dove continuano a giocare “I calciatori selvaggi”, sorge questa raccolta di articoli sul calcio per Milieu, family friendly, l’ideale per gruppi di amici che amano rilassarsi per una vacanza in compagnia. Vista sul mare Maradona; possibilità di raggiungere a piedi il cuore storico di Di Bartolomei; colazione continentale o da Hamsik, cucina tipica con Modrić, Ronaldo, Ancelotti; spettacoli, divertimenti, Klopp, Osimhen e Kvara. Etc.
Dal 17 marzo nelle librerie.
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Maradona, Siviglia, il duende e altra sciocchezze

xMaradona sbarcò a Siviglia in concomitanza dell’anniversario della scoperta delle Americhe, erano 500 anni dall’impresa di Cristoforo Colombo e tutti, abbonandosi (passarono da 26.000 a 40.000), pensarono che li aspettava una Liga grandiosa. Siviglia nuova Napoli. Almeno è quello che disse Diego in conferenza stampa rivedendo una scena che conosceva: c’erano giornalisti da tutte le parti del mondo per raccontare il suo ritorno al calcio, aveva 31 anni, una squalifica per cocaina alle spalle (15 mesi), e veniva da una lunga trattativa tra il presidente del Siviglia, Cuervas, la Fifa, Blatter e Ferlaino, passando per Silvio Berlusconi e Telecinco che ci mise i soldi (750milioni di pesetas) e l’obbligo di una serie di amichevoli (Bayern Monaco, Lazio, San Paolo, Porto, Galatasaray) trasmesse in esclusiva e la partecipazione del calciatore ai programmi di intrattenimento della rete: finì a cantare il tango con Concha Velasco. Siviglia non era stata scelta perché porta sulle Americhe e nemmeno perché ponte col mondo mediterraneo sponda araba, e meno ancora per i legami lusitani tra la musica di strada arrivata a Napoli attraverso i gitani come racconta il maestro Roberto De Simone, no, solo perché a Siviglia c’era Carlos Bilardo, un allenatore di cui Maradona si fidava, CT dell’Argentina ai Mondiali dell’ottantasei e del novanta. Continua a leggere

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Signorini, l’ombra bianca di Maradona

B09HL421CL.01._SCLZZZZZZZ_SX500_Tutta la storia di “Diego, desde adentro” – Planeta (edizione in spagnolo, da tradurre subito) di Luciano Wernicke e Fernando Molina che aiutano Fernando Signorini a ricordare la sua straordinaria vita di preparatore atletico al fianco di Maradona, può essere riassunta con una frase scritta dal fumettista e scrittore di Rosario, Roberto Fontanarrosa: «Non mi importa quello che Diego fece con la sua vita, mi importa quello che ha fatto con la mia». Perché fin dal primo incontro a Barcellona nel 1982, quando Signorini va a vedere gli allenamenti di César Luis Menotti – del quale diverrà assistente – a spese sue, una scommessa su se stesso partendo da Lincoln, Argentina, e si ritrova un passo alla volta travolto dall’umanità di Diego Armando Maradona. Continua a leggere

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Lettera eduardiana a Maradona

262784215_5235511439799342_4129606615609560926_nCaro Diego,
abbiamo deciso: da oggi abbiamo capito che non ci vogliamo cambiare, tanto qualsiasi cosa possiamo fare non saremo mai bravi giovani. E tu, caro Diego, preparaci un bel regalo: fai stare sempre bene ad Aurelio, Edo e alla signora e pure ad Allan che ci deve i soldi e forse con quelli compriamo un terzino vero. Fai sempre che Napoli sia odiata, che il lungomare sia liberato, che non smettano gli scippi e le guerre di camorra, che spuntino sempre dei semafori come gigli in un viale dedicato a Giorgio Bocca e un nuovo video di Liberato. Diego, tu sai quanto è importante la pastiera, ma anche la tangenziale: che sia sempre ferma o con i lavori in corso, almeno due o tre volte al giorno, ovviamente nelle ore di punta. Continua a leggere

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“È stata la mano di Dio”: ‘na cosa a dicere

locandinapg1«Tutto è autobiografia, niente è una confessione», scrive Amos Oz in “Una storia di amore e di tenebraraccontando la sua famiglia, forse avrebbe dovuto utilizzarlo come epigrafe anche Paolo Sorrentino ne “È stata la mano di Dio”, evitando le domande travagliesche sulla verità – sopravvalutatissima – che ora abitano anche i critici cinematografici. Sorrentino sceglie Maradona come epigrafe e il suo: Ho fatto il possibile, come a dire questa è l’acqua. E trattandosi di acqua napoletana degli anni Ottanta, c’è tantissimo. Si comincia con un San Gennaro pop-gagà-desichiano e si finisce con un monaciello che saluta un treno come se salutasse il Rex. Magia, affetti, evocazioni, per quello che non si è visto e si inventa, o per quello che si è vissuto e lo si reinventa. Tutto il cinema precedente di Sorrentino aveva un ritmo ovattato, grandi estetismi, ricerca della scena, e ora sappiamo che doveva fare da preludio a questa eruzione di semplicità. Continua a leggere

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