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Lllà – Sessant’anni in Sorpasso

ilsorpasso_037.psd«Felicità/ è star solo/ d’estate/ nella città deserta/ sulla tazza del cesso/ con la porta aperta».

Tutto quello che ha a che fare con la precisione dovrebbe essere scandito dal «lllà” di Vittorio Gassman.

Più che un film, un’enciclopedia del cinema. Per velocità, sguardo e sintesi. Non è un caso che Martin Scorsese abbia ripercorso tutto il tragitto per rendersi conto che ha la forma di un punto interrogativo. Dino Risi quando lo seppe, sorridendo commentò: «Finalmente qualcuno se n’è accorto». Continua a leggere

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Belfast: disunitevi e moltiplicatevi

locandinaÈ il 1969, nell’Irlanda del Nord, Buddy (Jude Hill/notevolissimo) ha dieci anni, un mucchio di domande, deve scalare i banchi della sua classe per arrivare alla biondina che sente di amare, vuole andare sulla luna, giocare a calcio, e risolvere i problemi di matematica. Sua madre (Caitríona Balfe) è ossessionata dalle tasse, sua nonna (Judi Dench) nasconde il suo cuore, suo nonno (Ciarán Hinds) è un minatore con l’ironia giusta, suo padre (Jamie Dornan) lavora in Inghilterra e torna ogni due settimane. Loro sono protestanti, ma nella strada ci sono anche i cattolici, e sembra un western, come quelli che il ragazzino vede in tv con suo fratello. Kenneth Branagh (sceneggiatore, regista e co-produttore) disegna un film, Belfast, con la geometria sghemba e il bianco e nero di Vivian Maier, e lo avvolge con la musica di Van Morrison, ogni inquadratura bordeggia la compiutezza, i dialoghi sono cuciti perfettamente, non c’è nulla fuori posto, non c’è indugio, non ci sono sbavature, è un film che non porta pesi pure raccontando una storia pesantissima. Continua a leggere

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“È stata la mano di Dio”: ‘na cosa a dicere

locandinapg1«Tutto è autobiografia, niente è una confessione», scrive Amos Oz in “Una storia di amore e di tenebraraccontando la sua famiglia, forse avrebbe dovuto utilizzarlo come epigrafe anche Paolo Sorrentino ne “È stata la mano di Dio”, evitando le domande travagliesche sulla verità – sopravvalutatissima – che ora abitano anche i critici cinematografici. Sorrentino sceglie Maradona come epigrafe e il suo: Ho fatto il possibile, come a dire questa è l’acqua. E trattandosi di acqua napoletana degli anni Ottanta, c’è tantissimo. Si comincia con un San Gennaro pop-gagà-desichiano e si finisce con un monaciello che saluta un treno come se salutasse il Rex. Magia, affetti, evocazioni, per quello che non si è visto e si inventa, o per quello che si è vissuto e lo si reinventa. Tutto il cinema precedente di Sorrentino aveva un ritmo ovattato, grandi estetismi, ricerca della scena, e ora sappiamo che doveva fare da preludio a questa eruzione di semplicità. Continua a leggere

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Solo qualcosa che si impara lungo la strada [guardando “Cry Macho”]

Senza nome

Il più vincente del cinema preferisce il ruolo di perdente. Continua a leggere

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Padrino, don’t preach

1. Insieme alla Bibbia alla Torah e al Corano, il Padrino spiega il mondo, ma con più attualità e più tradimenti.
2. Siamo stati tutti Sonny una volta nella vita: irruenza, istinto e per fortuna nessuno c’ha sparato. Chi non è stato Sonny non è mai cresciuto e non sa cosa si è perso.
3. Invece di contare la vostra età per candeline e cerchi concentrici nel tronco, potresti limitarvi a contare i Tessio.

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