Una delle prime spedizioni-progetto del dottor Marcus fu nel Gabon, dove, per conto del Governo, lui e la sua equipe, studiarono la minoranza Naruk*: tribù di guerrieri e pastori e la loro passione per i tessuti. Veneravano un Dio di lino, che ogni mattina difendevano dagli insetti. E quando il sole calava, si abbracciavano. Ogni attività era vissuta come una missione e per salutarsi si fiutavano. Nella modalità di battaglia e davanti alle minacce animali si affidavano al tessuto, e invece del cielo pregavano la terra, dalla quale vedevano nascere tutto. L’impressione era che si muovessero in disaccordo con il paesaggio che li ospitava, sembravano non appartenere a niente, anche se si intuiva la loro fame di conquista. Tutti portavano un chiodo d’argento al collo per le incisioni e i tagli, e avevano sviluppato un sistema poetico basato sulla composizione di pietre e ombre a seconda del movimento del sole, che gli anziani insegnavano ai bambini. Il dottor Marcus notò una discrepanza tra l’avanzamento nella concezione del tessuto e la totale mancanza di una tecnica legata al tempo atmosferico, anche se le cerimonie per i morti in battaglia o a caccia avevano un coro di fluttuazioni sentimentali da far invidia a quelli dell’antica Grecia. I Naruk oscillavano tra intuizioni di raffinatezza avanzata mescolate a pozzi di arretratezza pazzeschi. In loro niente era medio, e anche il metodo della commutazione da materia a tessuto che praticavano a secco era di una perizia che stupiva, i cinesi sarebbero impazziti per la tecnica adoperata. Continua a leggere →