
Era quello al termine della notte che metteva il cappello sull’alba. Non ha mai lasciato finire una nottata senza le sue parole, Giancarlo Fusco. Tirava tardi, beveva e soprattutto raccontava. Sempre al centro dell’attenzione, teneva banco, inchiodava tutti ed era indimenticabile. Un vero talento. Affabulatore, trascinatore, istrione. Fuochi d’artificio, ironia, lunghissima serie di aneddoti, storie, storie, storie: uno spettacolo itinerante. Era nato per raccontare, e per darsi in pasto. Il resto: la vita, il corpo, i sentimenti, il lavoro, il denaro, erano solo particolari, accessori, talvolta intralci. Il romanzo era lui che parlava. Un romanzo scritto sulla sabbia, perso e ritrovato, cancellato e riscritto mille volte. Ogni volta una storia diversa. Sì, sì, anche la stessa, poteva rivoltarla come gli pareva. Tagliare e allungare, cambiare e inventare. Finale aperto. Genio in azione, complici la notte e l’alcol. Irregolare, unico, «un dispari» come disse Gianni Brera. Un fortunato giocatore al tavolo della scrittura, che sapeva sempre pescare la carta giusta, ma anche uno che si metteva nei guai con nonchalance, tanto una via di fuga la trovava o la inventava. Continua a leggere →