Archivi tag: Giancarlo Fusco

Una vertigine chiamata Sergio Leone

Siamo dalle parti del mito, un Omero che genera pistoleri e gangster, ecco Sergio Leone, per brevità regista. Uno che nella Roma degli anni Quaranta guardando in fondo alla ripida scalinata di Viale Glorioso, scendendo a capofitto, vedeva il vecchio west, cavalli dove c’erano carri armati americani, e messicani in fuga dove sbaraccavano i tedeschi. Un visionario, certo. Uno che faceva film su cose che non ci sono più. Favola e Storia. Fantasia e realismo, che poi il compagno di scuola ritrovato avrebbe cucito in note, quel gran genio del suo amico: Ennio Morricone. Continua a leggere

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Andrea G. Pinketts, l’importante è esagerare

Voleva essere il Grande Gatsby, ma lo fregavano le camicie. Aveva il fisico, lavorava sulla lingua e le facce, ma esagerava con i colori. Uno sciupone di vita e parole. Andrea G. Pinketts, in realtà Andrea Giovanni Pinchetti, «Pinketts, il vero cognome della mia famiglia, fu italianizzato sotto il fascismo. Io sono milanesissimo ma di padre irlandese. Mia mamma invece è trentina, di padre tedesco»; prima che scrittore era una creatura della notte, un animale da bar che viveva come antidoti alla paura: Continua a leggere

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Muoiono tutti ’sti stronzi

Sono poche le voci capaci di ricercare la sostanza del vivere e riassumerla in una frase sola. Tanto che quando io e Amleto De Silva ci siamo ritrovati – giovanotti, detto alla Totò  – al cospetto del professor Roberto Vacca – pulpito e pietra di un’Italia che non c’è più – non credevamo alle nostre orecchie, perché era un continuo eruttare di sapere e ironia, alto e basso, e vedere passarci accanto Stefano Benni scostante e infreddolito con occhi solo per il mare, o Adriano Sofri che faceva foto ai cani, rendeva la voce gassmaniana (e anche grassmanniana per i più colti in matematica) di Vacca ancora più alta, Continua a leggere

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Cederna degli spiriti: dai salotti ai cortei

Camilla Cederna, l’altra: donna, coscienza, giornalista, città, bellezza, intelligenza. Un mondo a parte, quello di Camilla. Beautiful e Pinelli. Jeans e salotti. Gran classe e cortei. Spietata cronaca e pettegolezzi. «Trattare con serietà le cose frivole e con leggerezza le cose gravi», uno dei suoi segreti; ma anche saper ascoltare tutti. Sullo sfondo, Milano: la sua città, la moda, il boom, la mondanità; borghesia e proletariato; e poi la politica, gli scontri, le bombe, le stragi, gli assassini di stato, le botte in questura, i morti. Continua a leggere

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Quando c’era Giancarlo Fusco

Era quello al termine della notte che metteva il cappello sull’alba. Non ha mai lasciato finire una nottata senza le sue parole, Giancarlo Fusco. Tirava tardi, beveva e soprattutto raccontava. Sempre al centro dell’attenzione, teneva banco, inchiodava tutti ed era indimenticabile. Un vero talento. Affabulatore, trascinatore, istrione. Fuochi d’artificio, ironia, lunghissima serie di aneddoti, storie, storie, storie: uno spettacolo itinerante. Era nato per raccontare, e per darsi in pasto. Il resto: la vita, il corpo, i sentimenti, il lavoro, il denaro, erano solo particolari, accessori, talvolta intralci. Il romanzo era lui che parlava. Un romanzo scritto sulla sabbia, perso e ritrovato, cancellato e riscritto mille volte. Ogni volta una storia diversa. Sì, sì, anche la stessa, poteva rivoltarla come gli pareva. Tagliare e allungare, cambiare e inventare. Finale aperto. Genio in azione, complici la notte e l’alcol. Irregolare, unico, «un dispari» come disse Gianni Brera. Un fortunato giocatore al tavolo della scrittura, che sapeva sempre pescare la carta giusta, ma anche uno che si metteva nei guai con nonchalance, tanto una via di fuga la trovava o la inventava. Continua a leggere

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