Archivi tag: Giovanni Arpino

Maradona e Pelé: istantanee di rock e pop art

Si può ridurre tutto a due foto? Sì, giocando. In una: Pelé si sta facendo iconizzare da Andy Warhol; nell’altra: Maradona sembra uno dei Queen. La prima è una foto di una foto che si sta scattando: c’è uno dei maggiori artisti del Novecento che sta trasformando in arte (dibattito ancora aperto) quello che nel 1977 era considerato il più grande giocatore della storia del calcio: Pelé, che è in posa col pallone, e sfodera il suo sorriso mandrakesco, poi prestato anche a John Huston in Fuga per la vittoria. La polaroid che Warhol gli sta scattando faceva parte di un lavoro commissionatogli da Richard Weisman su dei campioni sportivi che includeva: Muhammad Ali, Kareem Abdul-Jabbar, O. J. Simpson, Jack Nicklaus, Chris Evert, Dorothy Hamill, Willie Shoemaker, Rod Gilbert e Tom Seaver. Continua a leggere

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Arpino: minoranza da lettere scontrose

L’Italia degli anni Sessanta del Novecento è, probabilmente, il momento più alto del secolo, per quanto ci riguarda,  almeno per immaginazione e produzione, per politica e dibattito, per cinema e scrittura, per possibilità e libertà, tanto che è irriproducibile. Ma quello che possiamo ancora recuperare e che ci arriva improvviso da diario di quel tempo, un reportage del contesto e delle figure che si muovevano all’interno, è una fotografia di quel decennio, fornita da uno scrittore di confine con tanto vento dentro le pagine. Giovanni Arpino, con le sue “Lettere scontrose” (minimum fax) una raccolta in volume della  rubrica che tenne per il settimanale “Tempo”. Continua a leggere

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Vialli: il trucco di Omero e Arpino

Quando stai male è importante dove e soprattutto con chi sei, per questo Gianluca Vialli ha accettato di diventare capodelegazione della Nazionale italiana: per sentirsi giovane, respirare l’effimero che diventa questione vitale, e rendersi utile in un mondo che conosce bene. Ritornando al fianco di Roberto Mancini Continua a leggere

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Trellini: detective di rimandi e cuciture per Italia-Brasile ’82

Scelta da “Time” come la partita più bella della storia del calcio, Italia – Brasile del 1982 – come tutto quel mondiale, che gronda epica – continua a farsi raccontare, a richiedere piccoli Omero che ne fanno Iliade. Uno dei primi a capirlo fu – ovviamente – Pier Vittorio Tondelli con “Dinner party”, poi vennero i singoli racconti dei calciatori, poi i romanzetti italiani che ci mettevano l’urlo di Tardelli, dopo i monologhi come quelli di Davide Enia e ora arriva Piero Trellini con “La partita” (Mondadori) che prorompe, allarga, spiega, connette, andando a trovare l’inverosimile, cercando di farne una opera wallaciana, ma gli manca la scrittura non il coraggio, e proprio per il suo coraggio il libro merita di essere letto, perché c’è uno sforzo enorme e molta bellezza. Zeppo di parentesi come note al largo della partita, microstorie, flashback, rimandi e cuciture, ci sono biografie e salti temporali, spiegoni politici – sia per il Brasile della dittatura che per la Spagna franchista e post, e non manca la serie italianissima sulla P2 –; Continua a leggere

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Scrittore corsaro, editore pirata

«Napoleone è stato un grand’uomo soltanto per il fatto di aver ordinato di fucilare un editore». Mi è venuto in mente in un bar di Montevideo quando uno di loro mi confessò di aver fatto stampare diverse edizioni pirata del mio libro Mai più pene né oblio. Me lo disse sul far dell’alba, dopo che avevamo bevuto diversi bicchieri, di fronte a un vecchio libraio e a due scrittori amici. Gli unici sorpresi dalla sua audacia furono gli scrittori, che lo credevano una persona rispettabile. Continua a leggere

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