Archivi tag: Hugo Sanchez

Santiago, Alfredo e le altre stelle del Real Madrid

Il Real Madrid è un incrocio tra la NASA e la Coca-Cola, perché capace di contenere il cinema e il circo, il sogno e la frontiera, piaccia o meno, è nella vita e soprattutto nell’immaginazione di tutti. E se guardando negli spot della Coca-Cola si capisce dove è andato e dove andrà il mondo (si veda l’ultimo al Super Bowl), o guardando ai progetti della NASA intorno a cosa gireranno i sogni, spulciando le formazioni del Real, e quello che han portato a casa, si può dedurre che calcio faceva quell’anno, e capendo qual è il prossimo obiettivo-frontiera – dopo aver raggiunto la Décima – cosa inseguire. Continua a leggere

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Posizione di tiro

La rovesciata e il colpo di tacco nel calcio sono come i Beatles e i Rolling Stone nella musica, almeno per me, e quindi talonnade e Mike Jagger. La rovesciata è barocca, è un urlo, e infatti piace ai più. Il colpo di tacco è il silenzio nel caos delle aree di rigore. E io sono un tipo piuttosto silenzioso, votato alle cose impossibili – per dire amo l’Athletic Bilbao, da prima che arrivasse Marcelo Bielsa, mi basta sapere che non imbrogliano e che sugli spalti c’è una ragione sentimentale, anche sbagliata e minoritaria ma autentica. È come per le donne e i libri ognuno ha i suoi canoni. Tra i tanti calciatori capaci di colpire il pallone con l’altra punta estrema del piede, c’era Rabah Madjer, algerino, anche lui come Hugo Sanchez, un dispari (ripeto la mia teoria sui calciatori, per gli assenti: ci sono giocatori definiti “pari” come Messi, Cruyff, Baresi, che non solo sono grandi ma hanno anche una squadra apparecchiata, poi ci sono i calciatori definiti “dispari”, cioè quelli bravissimi come Sanchez, Milla e appunto Madjer, che però non hanno la squadra, e poi c’è Maradona che squadra o no, importa poco, è fuori categoria, per dirla con Menotti: “quello che prende una banda e la trasforma in una orchestra”). Continua a leggere

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Elogio di HugoSanchez

È davvero semplice ricordarlo, dove c’era una porta lui segnava. E poi come una Nadia Comăneci andava giù di capriola. C’aveva la faccia alla Califano e i capelli da emigrato calabrese in Germania, però non lo prendevi, e faceva gol in rovesciata, sempre o quasi. Potevi intuire la mamma quanto aveva pregato per lui, e chi gli stava intorno quando giocava per strada, era tutto scritto nel suo scatto veloce, la sua finta era una falsa mappa che i difensori leggevano sempre e infatti andavano in direzione sbagliata. E quando, dopo il gol in rovesciata, e la conseguente capriola, guardava i tifosi, travolto dall’abbraccio dei compagni, con lo sguardo sembrava dire: io, io, riesco anche a volare, e primo o poi lo faccio al posto della capriola, almeno questo è quello che pareva a me una sera che infilò un gol da eliminazione all’Inter di mio fratello e io dissi una cosa tipo: lui, Hugosanchez, oltrepassa i meccanismi dell’aria. Continua a leggere

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