Archivi tag: islam

Mediterraneo: mare della civiltà

Da un porto all’altro il mare rimane lo stesso, invece, noi, tendiamo a sentirci diversi, cancelliamo quello che l’acqua unisce, dimentichiamo quello che porta, e finiamo per perderlo senza neppure averlo visto. Quello che sappiamo oggi del Mediterraneo è che si tratta di un aggettivo, e non di un mare o di un destino: la politica lo vorrebbe certo ma più che porta siamo portaerei o tema da convegno, quando invece bisognerebbe ascoltarlo il Mediterraneo e non parlarci su, girarne le spiagge e i porti, o anche solo guardarlo da Algeri come faceva Albert Camus, per strutturarlo in una vita. E, se, come insegnavano i greci, arriva fin dove cresce l’ulivo, allora ecco la nostra mappa d’interesse: dal Marocco alla Palestina. Continua a leggere

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Muhammad Ali: Me, We

Nato Cassius Clay, morto Muhammad Ali, nel salto c’è la vita dispari di un uomo che cambiò nome come i papi e cambiò il mondo come pochi. Perché era un re, un Riccardo che faticò a riprendersi il suo regno, un personaggio figlio di Shakespeare che però aveva la lingua da rapper. Un ragazzo nero con la bocca larga per sparare parole e opinioni che hanno demolito pregiudizi e ingiustizie prima ancora che avversari sul ring. Muore non il più bravo pugile del novecento ma quello più in gamba, quello che ha nel pugno non dato la sua grandezza, che tutti conoscevano e amavano, un po’ poeta, filosofo prima che guerriero, uno che aveva capito che lo sport era un valore non solo un modo per farci i soldi. Continua a leggere

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Napolislam

Comincia da Maradona, Ernesto Pagano, regista prima del documentario “Napolislam” e ora scrittore del libro omonimo (edito da Centauria), per arrivare ad Allah, con la storia di Ciro Capone Muhammad che inseguiva un idolo, ed ha trovato Dio. Era entrato in libreria col carico comune alla sua generazione, documentarsi su El Diego e invece ha trovato il Corano, era entrato da peccatore ne è uscito da redento, fino, poi, a volare da Napoli alla Mecca, “tornando”   – come tanti altri – a una delle tre grandi fedi monoteiste del Mediterraneo. Ciro vuole andare in Siria per imparare l’arabo e per trovare moglie. “Perché la moglie, come si dice, è metà della religione. «Può essere araba, pakistana o indiana, non mi interessa, basta che sia musulmana»” e vorrebbe persino aprire una pizzeria a Damasco. Continua a leggere

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Guarda Omar quant’è bello

loc472Pietrangelo Buttafuoco è un grande costruttore di tentativi. Ha una scrittura profonda, dei pensieri che vengono da lontano e mai una visione banale delle cose. Con ironia, forza e disparità prova a spiegare gli eventi, a sovvertire i luoghi comuni del giornalismo e della storia, e, negli anni, ha guadagnato una credibilità enorme nonostante abbia sempre occupato – per scelta e non per calcolo – posizioni che per brevità diremo scomode. Ha una identità chiara che non regola in funzione del potere di turno. Buttafuoco ama stupire prima ancora di convincere, e ci riesce sempre, complice una rotondità di ragionamento che gli viene dalla filosofia prima che dalla politica. Ora con “Il feroce Saracino” (Bompiani), analizza il nostro rapporto con l’Islam, partendo dall’ironia di Totò e Carosone, Continua a leggere

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I segreti del gas

L’atto è definito Madonna, perché esposta in pubblico. La valutazione non è solo estetica, ma si crea qui – grazie all’intuizione del dottore Marcus – un modello di valutazione e rifugio che unisce islamici e cattolici, riunito in una sola forma. Si tratta di un neologismo fotografico che si fa carico di due religioni, e diverse, inutili, privazioni. In tale donna, e nella sua foto, si scorgono anche i segreti del gas, con aggiunta di luce. Tale corpo, chiamato per convenzione Madonna dell’islam, assume un atteggiamento che implica una soluzione all’inutile perdita di tempo: chiamata guerra santa, da entrambi le parti, con declinazioni diverse. Si modella qui anche il dolore contenuto nella figura, e si fa testimone nel corpo della fine – avvenuta – di ostilità e/o contrapposizioni. La figura contiene tumulti e quiete, e ha anche in basso a destra l’uscita di scena, nel buio, come da teatro, trattandosi di rappresentazione. Si è voluto rispettare lo stile di morte e la promessa di vita futura, e in ultima istanza anche la necessità, molto terrena, di fare silenzio davanti alla divinità. Si è scelta l’ombra come cicatrice del passato, e la luce degli occhi come possibilità. Il corpo come dimora domestica delle due religioni e anche come prigione della cultura primigenia, ma con l’unione: c’è l’annullamento, da equazione.

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