Archivi tag: libri

Saloon del libro

Senza nomeStand Adelphi, un grande mausoleo berlusconiano, solo che al posto di Emilio Fede, ci sono le copie di Shirley Jackson. Continua a leggere

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Calasso: divinità adorniana

i__id10441_t1578453437Calasso: s.m. 1) divinità adorniana venerata dai Fazio e dalle anime perdute nonostante i viaggi in India (es: “Io sono il grande Calasso, figlio di Adelphi, della tribù dei Simenon, della terra desolata dei Gallimard, uno degli ultimi sette saggi dei Baggott, colui che può leggere nei Sottsass, ma anche nella Malaparte e nei carnevali”); 2) piccola città greca composta di rovine che aspetta di diventare Atene (es. “Il Calasso di Rodi”; “Come so’ ste olive? Calasse, eh, dì la verità”; 3) biografo di Kafka, Tiepolo, Baudelaire e Jovanotti (es. “Ciao mamma guarda come mi diverto alle nozze di Cadmo e Armonia”); 4) agg. Indica uno studio matto e disperato del sanscrito fino al punto di dimenticare la figa (es. “Miopia, astigmatismo e Calasso”); 5) gesuita del XIX secolo, sosteneva gli apparissero sant’Ignazio da Loyola, Bobi Bazlen e Joseph Roth, in molti ancora ci credono (es. “A quel punto della classifica dei più venduti, Calasso andava sempre in estasi mistica, gli si azzerava la salivazione e partivano le apparizioni”); 6) mortificatore della speranza rivoluzionaria collettiva e responsabile dell’invalidamento della possibilità corale sovversiva, secondo le Brigate Rosse (es. “Prima Linea spara, Pessoa non risponde”); 7) Monatto simenoninano a Milano (es. “Col suono d’un campanello, che gli Oscar Mondadori si spostassero”); 8) carro armato, in dotazione ai Chatwin (reparti speciali inglesi d’assalto), indistruttibile (es. “I calassi fari spenti nella notte sotto la pioggia / hanno lasciato strane tracce in Patagonia / piene di sabbia sugli scaffali).

[l’illustrazione è di Tullio Pericoli]

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Il condominio

Dice: Ma come fai a leggerli? Semplice, c’è bisogno di un giornale disposto ad accogliere quello che scrivo dopo aver guardato le classifiche e le novità, essermi vestito – di solito con una polo, una felpa, un paio di jeans e delle scarpe comode – aver raggiunto la libreria, scelto e comprato un titolo, essere ritornato a casa e dopo averlo aperto a pagina uno proseguire fino ai ringraziamenti, come se fosse Lev Tolstoj. Continua a leggere

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Librerie nemiche del popolo

Dove un tempo c’erano gli scaffali di Adelphi ora c’è il castello di Hogwarts – nella riproduzione della Lego – con Harry Potter che si è sostituito a Bobi Bazlen. A forza di tirare dentro le librerie la riproduzione di quello che era uscito dalle pagine dei libri: le hanno trasformate nei posti meno frequentabili per chi le ama davvero. Con il mercato come unico parametro – stravolgendo gli scaffali e sovvertendo il tempo che i romanzi dilatano e i saggi provano a smontare – quello che rimane sono le classifiche, e i personaggi che le animano. Di scrittori nemmeno a parlarne. Si può riassumere lo stravolgimento in pochi passi: la faccia dell’autore passa dall’essere un mistero per chi legge fino all’apparire in quarta di copertina – una epifania, come raccontò Baricco che da giovane cercava il viso del musicologo Massimo Mila – e da lì, con carpiato di pixel, diventa immagine sulle pareti feltrinelliane, per poi arrivare a farsi murale nel contesto raccontato: Pasolini va in periferia, a Calvino spetta l’attico. Continua a leggere

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Max Fox: ladro di biblioteche per amore

Cerca la storia del presente Sergio Luzzatto, e la trova attraverso le imprese di Massimo De Caro, un bugiardo, imbroglione, falsario, ladro. Almeno stando al primo livello, poi c’è il resto, c’è la vita e ci sono le relazioni, c’è la biografia e il contesto, e così, questa si trasforma in una storia esemplare, il tentativo di diventare l’opposto di quello che si dovrebbe essere, una metamorfosi, e, poi, di lato, ci sono anche i tormenti dello storico che rischia di seguirlo, scivolando verso le ragioni di una mente perversa. Ecco “Max Fox” (Einaudi), un libro che solo apparentemente è un saggio, in realtà è l’evoluzione narrativa di una storia che poi sarà film, ovvero come Massimo De Caro partendo da una onesta famiglia della borghesia di sinistra arrivi ad essere una sorta di personaggio della serie Ocean’s di Steven Soderbergh o la versione maschile della falsaria interpretata da Melissa McCarthy in “Can You Ever Forgive Me?” (Copia originale). Continua a leggere

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