Aveva un incrociato magnifico che praticava in punta di piedi, con la massima apertura di braccia, un movimento che stava a metà tra Arthur Ashe e Gualtiero Marchesi, tra racchetta e mestolo. Nessuna voglia di fare corse in salita o di andare in apnea per recuperare un colpo, Ugo Tognazzi, era eleganza e peccato, sottili movimenti di macchina e mezzi sorrisi, ballando sulla linea laterale e arrivando sotto rete senza sforzo, con naturalezza. Continua a leggere