Archivi tag: Mario Monicelli

Ti abbiamo tanto amato – cent’anni di Gassman

downloadEbete con una punta di genialità, amava definirsi. Perso nella recitazione in greco antico, nei versi dell’Amleto e nei trattati di filosofia, rifiutava qualsiasi applicazione che avrebbe preteso la quotidiana praticità. Per una discussione con Flaiano, nessun problema, per riparare una gomma «Non capisco niente».

Sapeva parlare ai bambini, indossando un naso finto con serietà come ne “La famiglia” di Ettore Scola. Dalla sua altezza scendeva al livello dell’anarchia, prestandosi al gioco. Diceva di non aver mai compreso i suoi figli come le mogli, forse solo perché bambino lui stesso.

Un nuovo attore per il teatro italiano. Energico sulla scena, leggermente impettito per l’orgoglio di interpretare Shakespeare, di potenza inesauribile. Tutte caratteristiche che trovavano ragione nel suo passato da giocatore di basket. Solo una volta Silvio D’Amico lo richiamò per un’entrata in scena con una capriola: «Non li devi prendere così gli applausi ma per la recitazione». Continua a leggere

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Celi in una stanza

hc8fx9Antagonista di tutti, ma sempre alleato del film. Che fosse nemico di James Bond o Sandokan non aveva importanza per Adolfo Celi, perché dietro l’essere prescelto come il cattivo più cattivo – anche Satana per “Amici miei” – c’era un attore che amava recitare, in qualunque angolo del globo dovesse arrivare.

Il professor Sassaroli, non solo il medico che ognuno vorrebbe, ma una religione migliore del buddismo. Un limite per la sofferenza in amore fissato a tre quarti d’ora, una geometria perfetta di diagnosi e cura, catene di affetti e nipoti da parte di fava. Continua a leggere

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Pelos La Capria: essere l’Estate

C’è chi l’estate la odia e chi no, e poi c’è chi è l’estate. Pelos La Capria, era l’estate. E anche la parte divertente delle interviste al fratello, il Dudù, Raffaele La Capria, scrittore e sceneggiatore e padre vivente dell’essere le due cose in Italia. Ma mentre il paese letterario e Paolo Sorrentino inseguono e vogliono essere Raffaele, lui vorrebbe essere Pelos, perché il fratello era tutto quello che si poteva ancora immaginare, fare e poi raccontare. Continua a leggere

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Sarri – Gattuso: è il “titulo”che fa il comandante

Per amare Sarri bisogna avere meno di diciott’anni come per leggere Nietzsche; Gattuso, invece, si può amare anche da vecchi, perché non promette prese di palazzo né rivoluzioni, ma “solo” qualche “titulo”. L’altra sera, dopo una partita scialba dove il Napoli era più squadra della Juventus giocando in modo allegriano, si sanciva il vero definitivo passaggio da un comandante all’altro, con la messa in soffitta – in massa – del sarrismo, dopo il passaggio troppo breve e senza “tituli” di Carlo Ancelotti. Continua a leggere

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Sepúlveda: ribelle, sognatore e fuggitivo

Aveva un nome da torero e una vita da romanzo di Dumas: piena d’avventure, epica e nessuna paura. Era morto molte volte come gli eroi veri, una per ogni fuga. Luis Sepúlveda, apparteneva a quella generazione latinoamericana costretta a reinventarsi la biografia e i ricordi negli aeroporti e sulle banchine delle stazioni europee, senza documenti, ma con una lingua che diveniva patria leggera e trasportabile: alle spalle il vuoto creato dalle dittature e nelle orecchie la memoria di voci e facce di chi era caduto, come il presidente del Cile: Salvador Allende, di cui fu guardia del corpo. Continua a leggere

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