Archivi tag: Massimo Troisi

L’epicureo non si perde in un bicchiere d’acqua

1516025204718Un enzima fuori luogo. Uno che si era impadronito – da estraneo – di uno spazio non suo, e più cresceva il consenso – giustificato – più si incazzavano i filosofi. Intanto girava film, fotografava Napoli, andava in tivù a cazzeggiar&cantar con Renzo Arbore a dimostrazione che si poteva partire da Renato Caccioppoli per arrivare a Socrate passando per i bassi di Napoli con Cartesio. Una strada lunga, tortuosa, ma piena di risate. Luciano De Crescenzo era bello, un napoletano apollineo, che rideva di tutto: e qua si potrebbero scomodare la poetica di Aristotele e il riso, e in un balzo arrivare a “Il nome della rosa” di Umberto Eco e in uno scherzo del destino leggerlo come riduzione del problema decrescenziano. Continua a leggere

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , , , , , , , ,

La nebbia a gl’irti colli Aminei

270022186_1553065011739758_9070956359209380973_nLa nebbia copre il mare come in una poesia – “Mattinata” – di Gabriele D’Annunzio, ma questa volta il mare è quello di Napoli. Sotto la nebbia non ci sono gli istituti di credito come cantavano Cochi e Renato ma Castel dell’Ovo, tanto che il golfo sembra quello di Venezia: un preludio al mistero o alla confusione, come avrebbe detto Robert Louis Stevenson: uno che di nebbia se ne intendeva. Sembra convogliare i sensi, allungando il torpore del capodanno appena passato, prendendo possesso di una città che ormai è più cinematografica che reale, un set continuo, per una volta sospeso, col Vesuvio che un po’ scompare un po’ riappare, come il “Rex” di Federico Fellini, il regista tanto evocato per via di Paolo Sorrentino, che ora domina l’immaginazione napoletana, portando la nebbia di “Amarcord” e de “La voce della luna”, un allaccio padano, da piana a golfo, un prolungamento della pazzia e del mistero, della sepoltura dell’immaginazione con l’aggiunta delle insidie, dovute alla cattiva visibilità. Continua a leggere

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , , , ,

Trent’anni che non smettiamo di pensare che fosse amore.

269696414_633920127739164_7384571744377724256_nUna ballerina di ceramica e il suo compagno a pezzi sul pavimento. La scena iniziale del film è più un’analisi freudiana: come fotografare la psicologia della coppia per Massimo Troisi.

Grazie a Troisi tutti gli uomini hanno imparato come rimediare ad un anniversario dimenticato: si conta dal giorno dopo aver fatto l’amore per la prima volta. Il fuso orario dei fidanzati che non pensano all’amore da commercialista.

Perché per Massimo Troisi non conta la penetrazione, per fare l’amore si intende già dal petting, questa è l’unica spiegazione razionale a una scena di sesso completamente vestiti.

Escluso “Splendor”, Troisi nei film schiva qualsiasi occupazione stabile. Come se anche il lavoro dei personaggi che va ad interpretare possa distrarlo dal cinema o annoiarlo. Continua a leggere

Contrassegnato da tag , , , ,

“È stata la mano di Dio”: ‘na cosa a dicere

locandinapg1«Tutto è autobiografia, niente è una confessione», scrive Amos Oz in “Una storia di amore e di tenebraraccontando la sua famiglia, forse avrebbe dovuto utilizzarlo come epigrafe anche Paolo Sorrentino ne “È stata la mano di Dio”, evitando le domande travagliesche sulla verità – sopravvalutatissima – che ora abitano anche i critici cinematografici. Sorrentino sceglie Maradona come epigrafe e il suo: Ho fatto il possibile, come a dire questa è l’acqua. E trattandosi di acqua napoletana degli anni Ottanta, c’è tantissimo. Si comincia con un San Gennaro pop-gagà-desichiano e si finisce con un monaciello che saluta un treno come se salutasse il Rex. Magia, affetti, evocazioni, per quello che non si è visto e si inventa, o per quello che si è vissuto e lo si reinventa. Tutto il cinema precedente di Sorrentino aveva un ritmo ovattato, grandi estetismi, ricerca della scena, e ora sappiamo che doveva fare da preludio a questa eruzione di semplicità. Continua a leggere

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

40 anni di “Ricomincio da tre” – Quando c’è Troisi c’è tutto

1. Napoli terremotata, da un palazzo Troisi entra in scena, uscendo dal teatro per sempre, irrompendo sullo schermo, chiamato a gran voce dai suoi coetanei e da chi parlava la sua stessa lingua.
2. Non sapremo mai quali sono le tre cose che gli sono riuscite prima di ricominciare.
3. Un vaso di rara bruttezza, che ognuno avrebbe potuto dimenticare, ma è passato alla storia per un prodigio mancato.

Continua a leggere

Contrassegnato da tag , , , ,