La musica del tango ancora nei piedi, Matteo Campanari, cammina, in una notte d’ira, inganni e pioggia passata, tenta una fuga in versi da una realtà che l’ha condannato alla religione dei miraggi e della dismisura. Nebbia nella nebbia. Solo una voce, sporca di fumo – la sua – prova a raccontare le cose in modo diverso. Guarda il resto degli scrittori perdere peso specifico guidando rivolte, urlando in modo scomposto il nome di donne e soldati, mendicanti di gloria, ignorano che anche i loro ossi del femore diventeranno prugne. Lui, racconta di anime distrutte e malconce – legate come cani alle catene – ne sente il lamento e restituisce in canto il dolore. Non ha avuto fortuna, ha pagato la compassione, e su questa, non si costruiscono città, al massimo motivi per superare la notte.