Osvaldo Soriano mi aspetta al ristorante “Pigalle” di Sandton. Calciatore, giornalista, scrittore argentino. Esordì con “Triste, solitario y final”. Dopo il golpe militare scelse l’esilio in Europa. In gioventù era stato il centravanti mancino del Confluencia. Lo raggiungo in leggero ritardo.
«Cosa è successo: ti sei perso?»
«La città è bloccata, e tu hai scelto il posto più affollato».
«L’ho fatto per te, guardati intorno, ancora ci sono cameraman che girano, questo posto rischiava di diventare come il tunnel dell’Alma a Parigi per Diana, qui poteva morire Platini, la notte prima della finale mondiale, per un calciatore, come morire a natale per un comico». Continua a leggere