Michele Serra ha sempre avuto due corde: quella che per brevità diremo “togliattiana”, intesa come sguardo, elaborazione e punizione, altrimenti tragica; e quella brillante, ironica, che lo portava a dirigere “Cuore” e a imitare i grandi con molto humour. Un talento proteiforme. Poi, col tempo, la parte tragica, il rimbrotto, hanno avuto la meglio, e quello che poteva essere un Vittorio Gassman – bravissimo nelle oscillazioni – della scrittura è diventato un incrocio tra Alberto Moravia, Gianni Morandi e Frate Indovino. Continua a leggere